Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e come vi diciamo da giorni, questa è l’ultima newsletter prima di una breve pausa.
Siamo pronti a farci sentire di nuovo in caso di eventi straordinari: un attentato, o Calenda che non twitta per 24 ore. Ma speriamo di non dover assistere a nessuna di queste disgrazie.
Un nuovo tatuaggio non è abbastanza per mobilitarci, ma ci strapperebbe un sorriso.
Oggi è anche domenica, il che significa pausa dalle news e tempo di un approfondimento tematico. Come vi anticipavamo ieri, il tema di oggi sono le politiche migratorie, in termini sia di gestione che di accoglienza.
Per la puntata di oggi ci siamo fatti dare una grande mano da Federica Tessari, che si occupa per Scomodo di tematiche sociali e politiche legate, in particolare, al fenomeno migratorio nelle sue molteplici sfaccettature attraversando - con le proprie parole - il “cimitero liquido” e le frontiere alpine. Studia Cooperazione internazionale a Torino e ha toccato con mano l’esperienza del sistema hotspot in qualità di operatrice umanitaria nell’isola greca di Samos.
Abbiamo avuto inoltre il piacere di intervistare Eleonora Camilli, giornalista che si occupa da oltre 15 anni di immigrazione e diritti per Redattore Sociale e collabora con diverse altre testate nazionali.
Fatte le dovute presentazioni, iniziamo.
Via il dente, via il dolore: cosa propone la coalizione di destra rispetto al tema migrazione e immigrazione? Ah ovviamente, se vi state chiedendo perchè non abbiamo menzionato il concetto di diritto di cittadinanza, non vi preoccupate: non è una svista, semplicemente non appare nei programmi.
Ma fonti ufficiali dicono che possiamo fidarci di loro.
A Lampedusa, il sedicente Capitano ha dichiarato, durante la sua visita marittima (no, non politica) che l’Italia non può essere il più grande hotspot dell’Europa.
Fortunatamente però, sempre da Lampedusa, ci sono altre dichiarazioni più degne di nota: Eleonora Camilli ha ragionato insieme a noi sugli scenari possibili dopo la probabile vittoria della destra riguardo alle politiche di accoglienza e alla gestione dei flussi migratori.
«Guardando ai programmi e alle dichiarazioni dei leader di destra sicuramente quello che si prospetta è una linea dura sul fronte immigrazione, soprattutto per quanto riguarda gli arrivi via mare. Probabilmente potremmo avere uno scenario simile a quanto abbiamo visto durante il governo Conte I con i decreti sicurezza dell’allora Ministro degli Interni, Matteo Salvini, anche se quei decreti sono stati poi smontati - pezzo per pezzo - da alcune sentenze dei tribunali per parti dichiarate incostituzionali.»
Ricordiamo quindi, visto che male non fa, che il governo Conte II ha avuto un ruolo marginale nello smontare il puzzle securitario.
Fare il titolista in Italia è un mestiere divertente e molto facile.
“La linea dura sarà mantenuta anche nei confronti delle Ong che si occupano di salvataggio e soccorso in mare e si avrà un rafforzamento degli accordi con la Libia all’interno della cosiddetta strategia dell'esternalizzazione della frontiera”.
Tra le proposte di Giorgia Meloni, invece, data come favorita nei sondaggi, c’è anche la proposta di creazione di hotspot in Africa al fine di selezionare le persone prima di farle arrivare in Europa. “È una proposta già avanzata negli anni anche a livello europeo da parte di alcuni governi, ma di difficile realizzazione perché in contrasto con il diritto d’asilo” per la possibilità intrinseca di richiederlo nel paese in cui approdano, non prima.
"L'altra proposta, spesso evocata, è quella del blocco navale che è un dichiarazione impropria: in quanto essa è un atto ostile di guerra e quindi per metterlo in pratica bisognerebbe dichiarare guerra alla Libia. Meloni intende un rafforzamento degli accordi con la Libia molto simile a quanto ha fatto l’Ue con Erdogan. Ha parlato anche di una interdizione navale come è successo nel ‘97 con il governo Prodi quando ci fu l’arrivo massiccio dalle coste dell’Albania, ma i tempi sono cambiati e il diritto del mare si è evoluto. Nel ‘97, quando si tentò di bloccare gli arrivi albanesi ci fu una tragedia - quella della nave Kater I Rades - che la motovedetta Sibilla della Marina militare tentò di bloccare”; la nave con più di 100 albanesi a bordo vedde circa 80 morti con una evidente imprecisione nel numero dichiarato rispetto ai dispersi. “In seguito a quella tragedia, il governo italiano fece un passo indietro. Ricordiamoci quali sono i costi in termini di vite umane”.
Nel 2019 Fratelli d’Italia voleva evidentemente cercare voti tra i viaggiatori aerei.
È interessante anche notare dove si pone il tema migrazione nei programmi elettorali. “Da una parte - afferma Camilli - si fa riferimento ai diritti, alla cittadinanza e a tutte quelle persone che effettivamente vengono poco rappresentate, ad esempio gli oltre 5 milioni che sono già parte del tessuto sociale italiano; dall’altra parte, principalmente a destra, viene inserito in un contesto di ordine pubblico che appoggia una visione securitaria per creare una netta cesura tra noi e loro non facenti parte della società ma che sono corpi estranei da gestire.”
Dividere il mondo in Noi e Loro a quanto pare è un riflesso condizionato.
È difficile portare avanti i temi legati alle migrazioni in modo più limpido e neutro, poiché la narrazione (anche mediatica) è impregnata di termini tragici, di malagestione politica e legislativa e di propaganda, tanto a destra quanto a sinistra.
“La narrazione corretta deve raccontare anche quello che è già visibile”: ad esempio, ricorda Camilli, come i cittadini albanesi abbiano superato di gran lunga la propria seconda generazione e siano parte integrante della nostra società. “Forse dovremmo ricordare che esiste questa popolazione: parliamo solo di arrivi e di arrivi via mare e invece ci sono persone che scelgono l’Italia per vivere e per lavoro o scelgono che l’Italia come una tappa del progetto personale di vita”. Infatti, “non dimentichiamo il fenomeno dell’emigrazione italiana: negli ultimi anni abbiamo raccontato solo una parte della storia, ma il nostro è anche un Paese di emigrazione. I numeri delle partenze stanno superando gli arrivi e ci troviamo in una situazione di transito temporaneo. C’è un flusso continuo e invisibile di persone che scelgono altri paesi europei anche per i livelli superiori di accoglienza e di welfare dimostrati”.
Insomma, i possibili scenari a destra sono tanto tangibili quanto creativi in senso negativo. Se Leopardi, nel 1818, scriveva: “Piangi, che ben hai donde, Italia mia”, forse al pensiero di cosa uscirà dalle urne faremmo bene a seguire il suo consiglio.
“La migrazione è un aspetto complesso che non riguarda solo gli arrivi ma diverse caratteristiche della società italiana”: è dunque al centro, nello spazio intimo del letto che si crea tra Calenda e Renzi, che sembra esserci della fragile lungimiranza: la proposta di un Ministero per le migrazioni.
Camilli prosegue: “Da anni, molte associazioni chiedono che il tema migratorio non sia un appannaggio del Ministero dell’Interno ma che sia integrato nel Ministero della scuola o del lavoro e delle politiche sociali. La proposta del centro potrebbe essere una buona idea, ma bisognerà vedere come sarà eseguito e esplicitato”.
Sebbene potremmo assistere ad un distaccamento del tema migratorio dal cordone ombelicale del Viminale - in senso positivo - tagliando così una buona parte di legami con l’ordine pubblico e l’approccio securitario, rimane sconosciuta la modalità con la quale questo Ministero proposto possa agire e in che corpi legislativi possa esprimersi.
Anche perché insomma, si può sempre fare meglio.
Il programma del PD si presenta con le parole di David Sassoli, e ci fa tirare un sospiro di sollievo. Poi però, l’affanno: non vengono mai menzionati gli accordi con la Libia.
Gli accordi Italia-Libia portano ancora la firma di Minniti, e “sono il marchio del PD, anche se negli ultimi mesi il partito ha preso le distanze e ha parlato di una possibile revisione”. Sia a Camilli che a noi rimane qualche perplessità rispetto a dichiarazioni che potrebbero essere “un maquillage”, invece di un'effettiva svolta nella gestione delle politiche di immigrazione che eviti di regalare fondi a Tripoli e di esporsi al ricatto dello scambio.
Essere nel PD in quel periodo era davvero un esercizio di masochismo.
Ciò che fa riflettere è sicuramente che all’interno della coalizione di sinistra, nel programma di SI/Verdi emerge senza timore il riferimento esplicito all’interruzione dei suddetti accordi e al fenomeno delle migrazioni climatiche.
Secondo Camilli “gli accordi Italia-Libia non verranno del tutto superati. Anche dal punto di vista dell’accoglienza si andrà probabilmente verso condizioni più stabili e vivibili, tra cui il superamento della doppia gestione tra centri Cas e Sai (ex centri Sprar) che nei fatti ha sempre dimostrato una gestione emergenziale con l’ausilio di centri prefettizi”.
Il problema degli standard poco idonei delle strutture, al di là dell’aspetto spaziale, è sociale: il sistema attuale evita di creare condizioni d’integrazione, di inserimento o di iniziazione anche educativa per minori, ad esempio. “Non ci sono grandissime novità a riguardo, ma sul diritto di cittadinanza c’è il riferimento esplicito al superamento della legge in vigore attraverso lo ius scholae. È un compromesso al ribasso ma potrebbe essere un piccolo passo in avanti”.
Per l’uscita dal porto sicuro del 25 settembre, insomma, non ci rimane altro che augurarci, come si usa in navigazione, “buon vento”.
Prima di lasciarci, qualche consiglio di lettura.
I testi che vi consigliamo sul tema sono “Al cuore della migrazione” (Astarte, 2021), un’opera che racconta i fenomeni migratori attraverso voci diverse e variegate, e i cui proventi della vendite finanzieranno le attività della Ong SOS Mediterranée; e “L’imbroglio mediterraneo” di Luca Ciabarri (RaffaelloCortina, 2020), che traccia un bilancio critico delle dinamiche migratorie che hanno investito l’Italia negli ultimi anni.
Tra i lavori di Eleonora Camilli, infine, consigliamo in particolare “Benvenuti a metà”, un articolo apparso su L’Essenziale lo scorso luglio che racconta della proposta di riforma della legge sulla cittadinanza attraverso le voci dei diretti interessati.
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