Ciao!
Siamo Simone e Pietro, scusate il ritardo!
Vi avevamo promesso che avremmo smesso di parlare solo dei programmi della destra, una volta pubblicati quelli delle altre liste. Detto, fatto: oggi ci occupiamo del centrosinistra. Riuscire a parlare delle proposte del PD e non solo di nomi e alleanze provoca sempre un brividino di emozione.
Premessa: anche se si tratta di una lunga newsletter, quella che leggerete è solamente una parte del programma del PD, che trovate qui. Abbiamo apertamente ignorato alcune parti del programma, ma avremo modo di parlarne. Alcune proposte che già vi citiamo qui, invece, le approfondiremo.
Quindi, iniziamo.
L’inizio non è dei migliori.
Partiamo da un presupposto: quello che si legge nel programma del Partito Democratico è sin troppo coerente con il programma del 2018. Per un partito che, almeno in quanto a segreteria e candidature, dichiara di essere stato sostanzialmente rivoltato come un calzino, molte proposte si assomigliano. Alcune si sono evolute, certo, ma il programma del PD per queste elezioni politiche aggiunge davvero poco a quanto promosso nel 2018.
Andando con ordine, il programma si articola in tre grandi gruppi di proposte:
1. Sviluppo sostenibile e transizioni ecologica e digitale;
2. Lavoro, conoscenza e giustizia sociale;
3. Diritti e cittadinanza.
Sul piano ambientale, il piano del Partito Democratico è sorprendentemente propositivo. L’impressione, tuttavia, è che sia tale in funzione di una sconfitta scontata, che permette quindi di alzare l’asticella delle proposte.
Bastano due cifre a riguardo. Il programma prevede il no al nucleare e l’installazione di 85 nuovi GW di rinnovabili entro il 2030, che supererebbero i quasi 70 GW previsti nel PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima). Una proposta tanto lodevole quanto di difficile realizzazione, considerato che nel 2021 sono stati installati solo 1,35 GW. Stesso discorso per le colonnine di ricarica per le auto elettriche, riguardo le quali il sono previste 100.000 nuove installazioni entro il 2027. Sarebbe necessario un bello sprint, rispetto alle quasi 7000 colonnine installate nel 2021: a questo ritmo servirebbero 15 anni, rispetto ai cinque auspicati. Interessante è anche la proposta del “Fondo Nazionale Compensativo Anti-Nimby”, che inserito subito dopo il punto sui rigassificatori sembra proporre una soluzione democristiana al progetto di Piombino.
Ma perfino i democristiani di fronte a certe posizioni non possono granché.
La vera, unica, innovazione è il progetto di “luce sociale” per fornire energia da fonti rinnovabili alle famiglie, attraverso l’intervento di un acquirente unico pubblico. L’ecosocialismo, in pratica, ma destinato a rimanere lettera morta.
Spazio anche alla transizione digitale, oltre a quella ecologica: c’è in programma l’utilizzo del golden power - la facoltà che ha lo Stato di intervenire su alcune operazioni finanziarie di interesse nazionale - al fine di incentivare “forme di aggregazione e integrazione efficiente delle reti”. Il riferimento, anche se da un’ottica meno attenta alla sicurezza nazionale, è il piano per l’istituzione della Rete unica e la riprogettazione del futuro di Tim.
Parkour. I soldi li mette Cdp.
Si parla anche del “diritto al pieno controllo economico dei propri dati acquisiti dalle piattaforme digitali” e della regolamentazione dell’utilizzo “di big data e dell’intelligenza artificiale”. Un impiego che “deve trovare un limite nel rispetto della privacy e della sicurezza delle persone che porti a vietare l’uso sistematico di software di sorveglianza, il riconoscimento biometrico dai luoghi pubblici, l’impiego di sistemi di scoring sociale basati sui dati personali; l’impiego di sistemi di riconoscimento emotivo, l’adozione di tecnologie digitali dai comprovati effetti discriminatori”.
Sul fisco, infine, le proposte principali sono la riduzione del carico IRPEF per i redditi medi e bassi; la razionalizzazione delle agevolazioni fiscali (che novità); l’aumento degli stipendi netti fino ad una mensilità in più attraverso il recupero dell’evasione fiscale (come sopra); il superamento dell’IRAP senza intaccare i finanziamenti al sistema sanitario e una rimodulazione dell’IRES che premi le imprese “che reinvestono gli utili e quelle a elevato rating ESG (ambientale, sociale, di governance)”.
Immagina pensare che la donna possa essere il primo percettore di reddito in famiglia.
I fantastici tempi in cui Matteo Renzi, evidentemente non sobrio, per recuperare punti nei sondaggi proponeva cose di sinistra.
Ci sono due comuni denominatori che caratterizzano la seconda parte del programma.
Il primo: alcune di queste politiche non sono mai state nell’agenda del Partito Democratico sino a ora. Il motivo di alcuni di questi cambi di direzione può essere rintracciato nel percorso delle cosiddette “Agorà Democratiche”, ovvero un sistema di incontri che ha portato alla raccolta di circa un migliaio di proposte. Alcune sono state inserite nel programma, altre (come l’ormai nota dote ai diciottenni finanziata con la tassa di successione) sono nel programma del PD da tempo, pur provenendo comunque dall’esterno, o comunque da “zone di confine” del partito (nel caso specifico della dote, la proposta originale viene dal Forum Disuguaglianze Diversità guidato da Fabrizio Barca).
La società civile prova a fare proposte alle Agorà democratiche. Foto d’archivio.
Il secondo: nella stragrande maggioranza dei casi non c’è alcuna menzione dei costi di alcune operazioni.
Vuoi perché molte delle proposte sono state redatte in poco tempo e tratte, appunto, dalle Agorà democratiche. Vuoi perché alcune delle proposte si limitano semplicemente a ricalcare la necessità di attuare il PNRR, dando per scontato quindi che il PD sarebbe l’unico soggetto politico in grado di metterlo a terra. Il motivo è oscuro, ma la proposta in cui appare la parola “miliardi” è letteralmente una: il piano per la scuola da 10 miliardi in cinque anni per «aumento degli stipendi agli insegnanti, edilizia scolastica sostenibile, libri, mense e trasporti pubblici gratis per gli studenti con redditi medi e bassi». Non vorremmo essere ripetitivi, ma non è che siano moltissimi.
Il programma è molto ricco e confuso. Qui trovate alcune proposte e mancanze salienti:
• Nel mondo del lavoro: salario minimo, obbligo di retribuzione per stage curriculari, intervento sui contratti a tempo determinato “alla spagnola”. Poi ci sono alcune formule che “vaghe” è dir poco, come «lotta al lavoro nero e sommerso» (per cui si prende a esempio questa misura, attivata con mesi di ritardo per contrastare il lavoro irregolare nei cantieri partiti col Superbonus);
Ah, vi ricordate quanto vi dicevamo ieri sulla proposta di Giuseppe Conte? Anche il PD è favorevole alla diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
• Ci sono punti interessanti a tema pensioni: «per le nuove generazioni, una pensione di garanzia» e una «maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione, a partire dai 63 anni di età» (che, almeno in apparenza, è un principio in aperto contrasto con la legge Fornero). Ma anche «part-time volontario pienamente retribuito (anche in termini di contributi previdenziali) al compimento del sessantesimo anno di età».
• Istruzione, il punto saliente è il piano da 10 miliardi di cui sopra.
Il programma si apre con «Vogliamo investire nella ricerca e nell’innovazione per superare le inefficienze e i problemi strutturali di bassa produttività del “Sistema Italia”». Menzioni nel programma sull’aumento del finanziamento alla ricerca: nessuno. Ma c’è un «Erasmus nazionale».
• Dove si parla di Mezzogiorno e aree interne, salta all’occhio la proposta dei «territori in 30 minuti» per garantire la prossimità. Secondo il PD, si fa con l’apertura di 1000 tra bar ed edicole.
• Tema casa: 500.000 nuovi alloggi pubblici e contributo da 2000€ agli under 35 per gli affitti. Per chi ha letto questo approfondimento tematico sa già cosa vorremmo dire.
• Il punto sanità/salute è facile. Si parla di vari piani straordinari (soprattutto, per la salute mentale e per il personale del SSN) oltre che di investimenti «sulle Case della Comunità [...] in un’ottica di prossimità e multidisciplinarietà».
Ma di finanziamenti si parla solo in questi termini:
Ah, allora tutto a posto, conto già saldato.
Nel capitolo «Diritti e cittadinanza: nessun destino è già scritto», il PD sembra invece confermare molto di quello che ha già sostenuto in passato. Un esempio piuttosto chiaro riguardano la comunità LGBT+ e la cittadinanza.
Per quanto riguarda la prima, c’è poco da sviscerare: DDL Zan e matrimonio egualitario subito. Lo stesso vale per lo Ius Scholae, legge-bussola per il PD in tema di cittadinanza (un passo indietro, quindi, rispetto allo ius soli richiamato da Enrico Letta ai tempi della sua nomina a segretario).
Sulla parità di genere la questione è un po’ più complessa: la parità salariale è già legge, ma va applicata, e nel programma si parla genericamente di «meccanismi di trasparenza e a una premialità per le aziende virtuose».
Oltre alla parità salariale, comunque, c’è la proposta di un piano straordinario per l’occupazione femminile. E questo è tutto quel che si sa.
Sull’immigrazione torneremo prestissimo. Ci si propone di fare ciò che non si è fatto in tanti anni di governo, ovvero di superare il sistema regnante della Bossi-Fini. Ma per approvare qualcosa di davvero molto simile. Per l’accoglienza ci si appoggia sostanzialmente alla Chiesa. A partire dall’allargamento «dei corridoi umanitari (promossi da Comunità di S. Egidio, Federazioni Chiese Evangeliche, Tavola Valdese e Caritas)».
Non c’è alcuna menzione della cosiddetta guardia costiera libica, a cui il PD non ha voluto rinnovare il finanziamento dopo la caduta del governo Draghi. Ma si conclude dicendo che «vale il sacrosanto principio per cui chi è in pericolo in mare va soccorso e salvato sempre».
Per oggi è ampiamente abbastanza.
Avviso ai naviganti: se vi sembra che siamo entrati troppo poco nello specifico su alcune proposte, è perché lo faremo più avanti. Come sapete, ogni domenica vi arriverà uno speciale tematico: quello sarà il luogo dell’approfondimento.
Ulteriore avviso ai naviganti: alcune liste affrontano il rush finale nella raccolta delle firme, che devono presentare il 21 agosto insieme alle liste. Se non siete vicino a un banchetto, sappiate che potete firmare nel vostro comune di residenza.
Ultimo inciso: se oggi e nei prossimi giorni ci concentreremo poco sulle notizie del giorno, è perché i programmi sono usciti davvero quasi tutti.
A domani!
Ciao!