Ti pago in Visibilia
La ministra Santanché ha qualcosa da spiegare. Nel centrodestra si litiga su cose europee.
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e incredibilmente la prima settimana di luglio della politica italiana è stata turbolenta.
Un anno fa delle “turbolenze” portavano prima alla caduta del governo di Mario Draghi e poi alla campagna elettorale, causa della nascita di questa newsletter. Quindi diamoci tutti una calmata.
L’idea di dover leggere ogni singolo retroscena per tutta l’estate non ha triggerato nessuna crisi post-traumatica. Ancora.
Insomma, la politica era ansiosa di andare in vacanza. Quanto successo in questi giorni su più fronti, invece, dimostra che qualcosa si sta muovendo.
Tanti nodi stanno pian piano venendo al pettine.
Per sbrogliarli tutti ci vuole un po’, quindi iniziamo.
Lo scandalo che sta coinvolgendo la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, è ancora solo all’inizio. Non è certo la prima volta che gli avversari politici del governo chiedono la testa di un ministro (citofonare Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, tirato in ballo per la gestione del naufragio-strage di Cutro), né sarebbe la prima volta che un’esponente di Fratelli d’Italia viene costretta a un passo indietro (Augusta Montaruli, ex sottosegretaria all’Università, aveva rassegnato le dimissioni a seguito di una condanna per peculato). Ma la lunga carriera politica di Santanchè, lo stato ancora primordiale dello scandalo, l’apparente compattezza delle opposizioni e qualche scricchiolio nella maggioranza di fronte al caso rendono questa una storia politica degna di nota.
Ne avevamo già parlato: Santanchè è sotto accusa per un’inchiesta di Report sulla gestione delle sue imprese, prima tra tutte la sua casa editrice, Visibilia. Secondo tutti i giornali, dal Corriere della Sera in giù, la ministra è indagata dalla magistratura già dallo scorso ottobre per l’ipotesi di reato di falso in bilancio. Un’accusa, peraltro, non inerente all’inchiesta della trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci.
La ministra, sia in aula sia in altre occasioni, si è difesa semplicemente negando il fatto: «Giuro sul mio onore che non sono stata mai raggiunta da alcun avviso di garanzia».
In effetti, se non hai altre prove a tua discolpa, tocca appigliarsi un po’ a quel che capita.
In effetti, come spiegato da Repubblica, Santanchè poteva non essere al corrente dell’indagine che sarebbe stata avviata già dal 5 ottobre: gli atti dell’indagine sarebbero stati secretati per tre mesi e quindi consultabili dal 6 gennaio e gli avvocati della ministra avrebbero chiesto di consultarli a dicembre, senza procedere a verifiche successive.
Il team legale di Santanchè a gennaio 2023:
Il governo ha risposto in maniera curiosa ai giornali che riportavano l’indagine su Santanchè: una nota non firmata, diramata da “fonti di Palazzo Chigi”.
«In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all'autorità giudiziaria [...] Quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee».
L’altro dei «due esponenti del governo» è il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, accusato di aver divulgato dialoghi riservati tra Alfredo Cospito e altri detenuti al regime di 41-bis, per cui ieri è scattata l’imputazione coatta. Palazzo Chigi accusa la magistratura di agire deliberatamente per danneggiare il governo: alcuni pm avrebbero divulgato ai giornali informazioni su procedimenti che, come nel caso di Santanchè, non erano note neanche ai diretti interessati.
Un attacco così frontale alla magistratura da parte di un esecutivo in carica non si vedeva da un po’.
All’altra eredità di Berlusconi ci arriviamo dopo. (foto di Marco P. Valli)
Intanto, comunque, le opposizioni si sono schierate (quasi) tutte. Il Movimento 5 Stelle ha depositato una mozione di sfiducia e fatto qualche coro in aula. Anche il PD ha fatto ciò che sa fare meglio: rilasciare dichiarazioni perentorie e vaghe allo stesso tempo.
“Altri” is the new “loro”. Altri chi?
Senza troppe sorprese, l’unico gruppo non compatto nel fronteggiare Santanchè è il Terzo Polo. Il leader di Azione Carlo Calenda chiede una linea dura sul caso che coinvolge la ministra di Fratelli d’Italia; Italia Viva, dal canto suo, vorrebbe tenere una linea meno giustizialista e lasciar cadere la polemica.
Suggerimenti a Renzi e Calenda per un eventuale incontro risolutivo sulla linea politica del Terzo Polo. Anche se è probabile che, a quel punto, l’ex presidente del Consiglio chiederebbe di sfidare il suo ex-alleato a calcio storico fiorentino.
Ultimo, ma non meno importante dato politico: la maggioranza è unita, ma non granitica sul caso Santanchè. Vi avevamo già detto della posizione critica del capogruppo leghista Riccardo Molinari, che aveva chiesto alla ministra di “spiegare le proprie ragioni in aula”. Quando ieri Santanchè ha riferito in Parlamento, poi, l’aula è sembrata “fredda”: pochi applausi e poca convinzione nel sostenere un’esponente del governo sotto accusa. Certo, di qui a dire che la maggioranza si possa spaccare ce ne passa.
Ma questo caso non è l’unico fronte su cui le tre destre stanno bisticciando.
La scorsa settimana vi avevamo parlato dei problemini del governo con l’Europa.
I problemini:
Ecco, la situazione è peggiorata e i rapporti europei sono diventati anche motivo di scontro per il centrodestra italiano. Ma andiamo con ordine.
Domenica scorsa, in un’intervista al Corriere, Salvini aveva dato un’indicazione piuttosto chiara sull’indirizzo politico della Lega in vista delle Europee: no a “compromessi” con la sinistra all’Europarlamento, meglio un’alleanza di tutto il centrodestra, compresi i nazionalisti. In particolare, il leader del Carroccio ha individuato come potenziali alleati i tedeschi di Alternative für Deutschland, in crescita nei sondaggi e “non certo perché i tedeschi sono diventati improvvisamente pericolosi estremisti”. Soprattutto, ha speso parole al miele per Marine Le Pen, con cui ha avuto anche un videocolloquio il giorno dopo: una leader che “si batte a difesa di lavoratori, agricoltori, pescatori e pensionati francesi”.
Bella sta nouvelle vague.
A tirare una secchiata d’acqua ghiacciata ai sogni di gloria di Salvini ci ha pensato, un po’ a sorpresa, Antonio Tajani. Il presidente di Forza Italia ha rotto l’imbarazzo del resto del centrodestra dichiarando in sostanza che la Lega, se vorrà, sarà ben accetta in una maggioranza di governo a Bruxelles, ma degli altri alleati non se ne parla. Una posizione che Salvini non ha dimostrato di apprezzare particolarmente: “Mai la Lega andrà con la sinistra e i socialisti e non accetto veti sui nostri alleati”.
Prima ancora di Tajani, però, a segare le gambe al progetto di Salvini basta la matematica.
Un utile post di YouTrend che spiega perché una “maggioranza di centrodestra” a Bruxelles resta improbabile, sempre che di maggioranze si possa parlare all’Europarlamento.
Soprattutto, il fatto che Salvini scelga di sollevare adesso un tema velleitario e non prioritario come quello delle alleanze europee è indicativo di un malessere che la Lega vive da tempo, isolata nel gruppo dell’estrema destra di Identità e Democrazia senza riuscire a trovare uno spiraglio di dialogo con la destra “istituzionale”.
Le soluzioni ipotizzate per uscire da questo cordone sanitario sono diverse, ma nessuna è mai sembrata davvero praticabile. Si era parlato, tempo fa, di un possibile ingresso della Lega nel Partito Popolare Europeo, auspicata dall’ala più moderata del partito. Ma non molto tempo fa il Carroccio ha escluso questa possibilità, e non si può dire che dal PPE siano mai arrivate grandi aperture, per essere gentili. C’è anche l’ipotesi di presentare una lista unica del centrodestra alle Europee, che però ha già ricevuto il no secco di FdI e Fi: una scelta che sarebbe controproducente rispetto al sistema proporzionale con cui si vota in Europa.
Un’emarginazione, quella della Lega, che finisce inevitabilmente per risaltare rispetto alla disinvoltura con la quale Meloni sta invece portando il partito dei Conservatori e Riformisti - che l’ha rieletta presidente pochi giorni fa - a diventare un interlocutore credibile nelle dinamiche dei palazzi europei.
Ecco come si fa, Matteo.
Infine, due non-notizie.
La prima: Vittorio Sgarbi il 21 giugno era stato invitato al MAXXI (Museo delle arti del XXI secolo) dal presidente della fondazione che gestisce il Museo, l’ex giornalista di Libero Alessandro Giuli, per una “conversazione” con l’amico Morgan.
Non riusciamo neanche più a memare sul nome di questa newsletter.
Come forse ricorderete Vittorio Sgarbi, oltre a essere il sottosegretario alla Cultura (e altre almeno dieci cose tra cui sindaco del comune di Arpino), è anche un critico d’arte. Il motivo per cui viene invitato a parlare persino nei musei, però, spesso non ha a che vedere con l’arte. In questo caso, Sgarbi ha interpretato se stesso, lanciandosi in insulti gratuite, volgarità di vario genere e battute sessiste di scarso livello.
È quasi commovente che la platea che assiste a un evento culturale rida alla parola “cazzo”.
Il video è diventato virale solo la settimana scorsa. Il presidente Giuli e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si sono scusati per il comportamento di Sgarbi. Sangiuliano, in particolare, ha scritto: «Il rispetto per le donne è una costante della mia vita. Per me essere conservatori significa avere una sostanza, uno stile e anche un'estetica di comportamento».
Riproponiamo un classico dell’estetica del comportamento e dell’antisessismo dei conservatori.
La seconda non-notizia ve l’avevamo anticipata: è stato aperto il testamento di Silvio Berlusconi, il che ha messo abbastanza a tacere le speculazioni su eventuali colpi di scena. Com’era prevedibile, il controllo del colosso berlusconiano, Fininvest, è passato in parti uguali nelle mani dei primi due figli del Cavaliere: Marina, presidente del gruppo e della gigante dell’editoria Mondadori, e Piersilvio, già da tempo amministratore delegato di Mediaset.
A Marta Fascina, deputata di Forza Italia e ultima compagna di Berlusconi, sono andati 100 milioni di euro. Altrettanto è stato destinato al fratello del Caimano, Paolo.
La sorpresa, l’unica, sono stati i 30 milioni lasciati in dote al vero compagno di vita, dall’università alla fondazione di Forza Italia: Marcello Dell’Utri. L’ex senatore si è detto “scioccato” e “commosso” per il gesto.
OG.
Per oggi può bastare. Noi ci sentiamo la settimana prossima.
Forse, come vi avevamo anticipato, in altra forma.
Ciao!
Mi complimento " Grandi "alla prossima 🐞