Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e sì, vi avevamo annunciato che oggi la newsletter non sarebbe uscita. Ma avevamo anche detto che ci saremmo sentiti solo in caso di clamorose sorprese. E la deflagrazione totale del terzo polo nel giro di tre giorni, per noi, rientra in questa casistica.
E poi diciamocelo, non vedevamo l’ora di tornare a parlare (e memare) di Carlo Calenda.
Saremo brevi, perché gli impegni che ci limitavano nella scrittura non sono spariti; ma proveremo almeno a rimettere in ordine i pezzi di una vicenda che sembra avere tutto tranne che un suo ordine intrinseco.
Iniziamo.
Il primo numero di questa newsletter, come forse ricorderanno i 200 fedelissimi che ci seguono dal primo giorno, si intitolava “Calexit”. Constatare che questo titolo sia ancora valido dopo circa otto mesi è un fatto che ci riempie d’orgoglio.
Fatta questa premessa, tuttavia, una rottura così rapida e improvvisa è un evento che ha lasciato stupiti persino noi.
Noi che a colazione mangiamo pane e calendate.
Quello che sconvolge è soprattutto l’assenza di un vero e proprio casus belli.
Le cose hanno iniziato a peggiorare quando Renzi ha assunto la direzione del Riformista, ma non sembra esserci una correlazione diretta.
Anche perché Calenda continua a fornire carcasse da sbranare ai due lupi che vivono nella sua anima. O semplicemente continua a dare lavoro ai congressi di psicanalisi.
Soprattutto, stupisce la rapidità con cui si è arrivati agli stracci volanti.
Già nella giornata di martedì, infatti, nel suo attacco ai renziani Calenda non si era fatto mancare la rievocazione di un episodio che, come forse ricorderete, aveva fatto molto rumore all’inizio della legislatura: l’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato, anche con i voti di un pezzo delle opposizioni. Il leader di Azione ha accusato i senatori di Italia Viva di essere responsabili di quel fattaccio, compiuto allo scopo di ottenere la presidenza della Commissione di vigilanza Rai (che poi però è andata a Barbara Floridia, in quota M5S).
Tweet invecchiati male2.
Un’accusa abbastanza audace da essere stata smentita dallo stesso partito di Calenda.
Ricostruire tutti i pezzi di questo fuoco incrociato è un’impresa tra l’impossibile e l’inutile: varrà la pena menzionare un tweet decisamente gongolante di Emma Bonino - con relativa, scontata, risposta - che guarda il terzo polo bruciare con malcelata e comprensibile goduria; e una dichiarazione di Maria Elena Boschi che potrebbe tranquillamente essere stata pronunciata da un qualsiasi studente liceale degli anni ‘10 dopo aver passato troppo tempo sulla pagina Facebook del Superuovo. Good times, bad times.
Ma essendo sprovvisti dell’attitude, tipicamente sgarbiana, di sguazzare nella merda, proviamo ad arrivare al dunque.
Come poteva finire la fusione a freddo di due partiti personali nati intorno a due ego smisurati, se non così?
Lasciamo stare la fusione a freddo, va.
Chi ci segue da quest’estate si ricorderà come si fosse arrivati all’alleanza tra Azione e Italia Viva. Dopo la rottura con il centrosinistra e della federazione con +Europa (che durava già da svariati mesi), Calenda si ritrovava sprovvisto dei presupposti per candidarsi alle elezioni politiche. Servivano decine di migliaia di firme da raccogliere in meno di due settimane. O, più semplicemente, gli bastava presentarsi alleato di un partito registrato come gruppo parlamentare entro il 2021, come Italia Viva. Come è noto ha optato per la seconda, nonostante anni passati a ripetere che non si sarebbe alleato con Renzi.
Forse è deontologicamente scorretto citare un politico quando si parla di due politici, ma prendete questa citazione per quello che è, ovvero una considerazione politica “poetica” e ben riuscita. Nicola Fratoianni, qualche tempo fa, parlando del Terzo Polo aveva affermato che «il centro è un’illusione ottica».
Non siamo sicuri sia una sua trovata originale, in effetti.
Ricostruire un “grande centro” dopo la scomparsa della Democrazia Cristiana è stata una sfida fallita da chiunque. Quando sono nati soggetti in grado di raccogliere qualcosa in più della soglia di sbarramento si sono quasi istantaneamente alleati con l’una o con l’altra parte politica, centrosinistra o centrodestra.
Renzi e Calenda, una volta usciti dal PD, hanno dichiarato di volerci riprovare. Ma, a ben guardare, forse la realtà non è mai stata questa. Il leader di Azione ha accusato Renzi di voler mettere in atto “un’opa su Forza Italia”, un tentativo da avvoltoio di conquistare i voti di un partito che rischia di morire con il suo presidente. Non è un caso, in effetti, che il direttore responsabile del Riformista targato Renzi sia Andrea Ruggieri, ex parlamentare di Forza Italia.
Ma a Calenda fa gioco accusare Renzi di fare qualcosa che lui stesso sta facendo ormai da mesi. Dopo aver affermato la necessità di dialogare con le parti meno di destra della Lega come Giorgetti, l’ex ministro dello Sviluppo Economico ha sottratto a Forza Italia due delle esponenti più importanti della vecchia guardia berlusconiana, ovvero Mara Carfagna (che ha sostituito Matteo Richetti come presidente di Azione) e Maria Stella Gelmini.
Cos’è, tutto questo, se non il tentativo di configurarsi come il nuovo vero soggetto di destra moderata?
Oltre agli aspetti più politici della vicenda, è impossibile però ignorare la spropositata copertura mediatica che le è stata riservata.
Una settimana fa, ancora prima dello scoppio di questo caso, Pagella Politica segnalava come Calenda fosse stato il leader di partito più presente in tv dall’inizio dell’anno, con 26 ospitate: una ogni tre giorni lavorativi, all’incirca. Va da sè, probabilmente, che Calenda sia anche il leader politico meno presente in Parlamento (dopo Berlusconi, che però insomma…): avendo partecipato solo all’11,2% delle votazioni in Senato.
Uno spazio culminato in un’intervista concessa stamattina a Repubblica, ai limiti del disturbo delirante.
E questa è SOLO la prima frase.
Se è vero che Renzi sembra tenersi più defilato, in questa fase, è anche vero che già la notizia dell’approdo dell’ex premier alla direzione del Riformista aveva suscitato, grazie alla “capacità divisiva ed eccitante” - come la definisce il Post nella sua newsletter Charlie - esercitata da Renzi, un interesse di gran lunga maggiore rispetto alla vera portata della notizia. Il Riformista è, dopotutto, un quotidiano dalla tiratura non superiore alle duemila copie. Per capirci, questa newsletter raggiunge più o meno lo stesso pubblico, nonostante gli orari improponibili in cui continuiamo a stressarvi.
Ma del resto, se fossimo nati organizzati, non avreste mai sentito parlare del New York Times.
Il punto, quindi, è che siamo tutti intrappolati in un enorme circolo vizioso.
Stando agli ultimi sondaggi, il fu terzo polo vale elettoralmente tra il 7 e l’8 percento dei consensi, alla pari con un partito che ha letteralmente un leader moribondo. Volendo suddividere in parti uguali i consensi, Calenda e Renzi spostano circa il 3,5% degli elettori italiani: di poco oltre la soglia di sbarramento, per capirci.
In sostanza, se si smette di parlare di Calenda e Renzi, questi due personaggi non esistono. E la loro consapevolezza di questo semplicissimo fatto porta questo simpatico duo ad alzare continuamente la soglia del ridicolo pur di occupare spazio sui giornali e in tv. Riuscendoci, perché nonostante alle volte faccia cadere le braccia, il dovere di cronaca è ancora un principio valido. Ma finendo sostanzialmente per attentare alla propria credibilità e perdere consensi che vanno recuperati con altre ospitate e altre trovate sceniche. E così via.
Sembra un controsenso, per un numero totalmente dedicato alle scaramucce tra due ego feriti. Ma forse la soluzione a questo dilemma è proprio raccontare queste vicende per quello che sono: dei fatti spiegabili per il 20% dalla politica e per l’80% da un buon psicanalista.
La soluzione definitiva, poi, potrebbe arrivare da un altro multiverso.
Per questo numero speciale, breve (mica tanto, alla fine) e monotematico, è tutto. Speriamo di non aver disturbato eccessivamente un venerdì che pensavate libero dalle follie della politica italiana.
Magari siamo riusciti persino a tranquillizzarvi in questo modo. (credit: @crudeliamemon)
Noi ci sentiamo venerdì prossimo, sperando di occuparci di argomenti realmente interessanti. Se ci seguite da un po’, sapete benissimo che le nostre aspettative sono destinate ad essere deluse.
Ciao!
Ciao cari♥️