Lo sciopero e il generale
Salvini stavolta se la prende con i sindacati. In più, una puntata sulla crisi climatica.
Ciao,
siamo Pietro e Simone.
Ci teniamo ad aprire questa newsletter con una spiegazione. I soli motivi per cui non parliamo qui di violenza di genere e dell'assassinio di Giulia Cecchetin sono la nostra volontà di tenere uno spazio di discussione dedicato alla questione e la necessità di aspettare per monitorare le reazioni di leader e partiti. Che, ancora una volta, potrebbe rivelare molto del livello di coinvolgimento della politica in una crisi endemica come questa.
In questa newsletter, invece, trovate come sempre il racconto della settimana politica, che trovate anche nel nostro podcast.
Mercoledì, come vi anticipavamo settimana scorsa, è uscita anche una puntata che riguarda il rapporto tra l’esecutivo italiano e la crisi climatica. A parlare con noi di alluvioni, approvvigionamenti energetici e altri simpatici argomenti c’è Ferdinando Cotugno: giornalista di Domani, autore di “Primavera ambientale” (Il Margine, 2022) e una tra le migliori firme in Italia quando si parla di clima. La puntata si recupera qui in basso.
Ora, iniziamo.
Lo sciopero generale indetto ieri da CGIL e UIL contro la manovra varata dal governo Meloni, è stata una delle serrate più discusse degli ultimi tempi. Com’è facile intuire, non tanto perché nel paese l’affezione ai sindacati è improvvisamente ai livelli degli anni ‘70, ma a causa di una polemica andata in scena tra le associazioni dei lavoratori e il ministro Salvini.
Il leader della Lega, infatti, ha firmato nella giornata di martedì la precettazione dello sciopero, obbligando quindi i sindacati ad accorciarne la durata: i lavoratori hanno incrociato le braccia dalle 9 alle 13, invece del progetto iniziale di uno sciopero che sarebbe durato per tutta la giornata.
Grazie per sempre.
Salvini ha dato seguito al parere del Garante degli scioperi, secondo cui, dato che molte categorie non sarebbero state interessate dalla serrata, non era più possibile parlare di “sciopero generale”. La precettazione, oltre a far interrogare sul significato del termine, ha scatenato ovviamente le solite polemiche, da parte di Salvini, sui sindacati che vorrebbero “bloccare l’Italia”. C’è stata battaglia anche sui numeri dell’adesione allo sciopero: la Lega sostiene sia stata bassa, mentre i sindacati parlano di adesioni oltre il 70% in alcune regioni e categorie, fino a raggiungere il 100% tra i lavoratori portuali.
Tu quoque, brutto.
Le altre notizie della settimana:
Un po’ in sordina, l’esecutivo ha approvato un “pacchetto sicurezza” che contiene qualche misura che vale la pena discutere: come nuove norme per il contrasto alle occupazioni abusive, che arrivano fino a pene detentive tra i due e i sette anni; fino a sei anni di reclusione per rivolte nelle carceri e nei CPR; e il via libera agli agenti delle forze dell’ordine per la detenzione di un’arma privata anche fuori dal servizio.
Calendario dell’Arma dei Carabinieri 2024, dicembre.
In Europa si discute dell’accordo firmato da Giorgia Meloni con l’Albania, di cui parlavamo più approfonditamente nel numero precedente. Il Consiglio d’Europa (organo che non fa capo all’UE) ha criticato l’intesa, sottolineandone le implicazioni negative dal punto di vista legale e della tutela dei diritti umani. La commissaria agli Affari Interni dell’UE Ylva Johansson, invece, ha sostenuto che l’accordo è valido perché non riguarda il territorio dell’Unione.
Rebus (di stock).
Altro provvedimento, altra follia ideologica: il Parlamento ha vietato l’introduzione in Italia della “carne coltivata”, ovvero di carni di origine sintetica. Come se non bastasse l’impatto ambientale - questa misura va ovviamente a favorire gli allevamenti intensivi - e il rischio di un’infrazione europea (si tratta infatti di un divieto preventivo, ovvero precedente alla commercializzazione di tali prodotti nell’UE), questo tema è stato al centro di uno scontro quasi fisico, fuori dal Parlamento, tra il presidente di Coldiretti Ettore Prandini e l’ex segretario di +Europa Benedetto Della Vedova.
L’ultima persona che avremmo immaginato in una rissa.
Infine, Elly Schlein ha rifiutato l’invito di Giorgia Meloni a partecipare ad Atreyu, la festa di partito di Fratelli d’Italia. Le due leader hanno avuto, in seguito, uno scambio ovviamente piccato, che potete trovare qui (spoiler: viene nominato Bertinotti).
Per oggi è tutto e forse anche troppo, noi ci sentiamo la prossima settimana.
Ciao!