Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e questa, per ovvi motivi, è l’ultima newsletter del 2022.
Cinque mesi fa questo spazio non esisteva, mentre oggi abbiamo la possibilità di condividere con quasi 1300 persone le nostre riflessioni e i nostri meme riguardo a ciò che accade nella politica italiana. Ve ne siamo grati.
Dove tutto ebbe inizio. Fateci sapere qual è stata la vostra battuta preferita a buoneintenzioninewsletter@gmail.com o su Instagram, a @pietroforti.docx e @simonemartuscelli.
Se volete aiutare questa comunità a crescere, la raccomandazione è sempre la stessa: inviate questa newsletter a più persone possibili. Ad esempio, attraverso il pulsante qui in basso.
Con la legge di bilancio approvata ufficialmente dal Senato nella giornata di ieri, il 2022 della politica italiana può dirsi concluso, a meno di sfavillanti sorprese.
Abbiamo deciso di riepilogarlo con un pagellone che comprende nove tra personaggi, partiti, istituzioni che ci hanno mostrato la strada per l’inferno della politica italiana.
Per i voti che hanno ricevuto non c’è un criterio preciso.
Purtroppo è un principio che è valso anche per le ultime elezioni politiche.
Iniziamo.
Carlo Calenda
Voto: 6,5.
Sufficienza raggiunta sulla base della memabilità, sufficienza abbondante sulla base del fatto che quest’uomo abbia una credibilità nonostante tutto. Anzi, nonostante tutti.
Nonostante Matteo Renzi, che Calenda ha salvato da una morte politica certa nonostante anni passati a tentare di distanziarsene.
Nonostante Mariastella Gelmini e Letizia Moratti, punte di diamante di una campagna acquisti politica di cui riesce a vantarsi (il tutto mentre dichiara che i pilastri su cui poggia l’Italia sono proprio istruzione e sanità).
Ma, soprattutto, nonostante sé stesso.
Durante la prima settimana di questa newsletter Calenda ci ha fatto interrogare sul senso della vita quando nel giro di una settimana ha disfatto, ricomposto e poi definitivamente demolito l’accordo elettorale con il PD.
Essere ancora in grado di parlare in pubblico, da senatore e senza la camicia di forza à la Hannibal Lecter dopo quella disfatta neuropsichiatrica è segno di un dono naturale. O della mano di Dio.
Non ti scindere (di nuovo), Carlè.
Partito DemocraticoVoti voto: 0.
C’è stato un fugace attimo, intorno al giugno di quest’anno, in cui ci si andava convincendo che la destra avrebbe potuto non vincere le elezioni a venire. È coinciso più o meno con la vittoria di Damiano Tommasi a Verona, appoggiato da quel campo largo che per Enrico Letta era contemporaneamente un’utopia, una realtà e un sogno bagnato.
Ogni volta lui s’immola.
La vittoria nella culla dell’estrema destra per eccellenza ha fatto dimenticare per un attimo che si parlava pur sempre del Partito Democratico. E che il campo largo non esisteva davvero.
Per il PD il 2022 forse è l’anno peggiore, quello in cui non è morto ma in cui il suo stato terminale è diventato evidente. Un anno che il Partito Democratico ha aperto vantandosi di aver fatto rieleggere un Presidente della Repubblica che non voleva essere rieletto. E che ha chiuso con tre mesi di nulla, aprendo un congresso con niente al centro della discussione e finendo persino al centro di uno scandalo di corruzione al livello europeo di dimensioni piuttosto importanti.
Con le primarie alle porte, e più o meno tutti dichiarano: riscopriamo la sinistra, ripartiamo dai territori, tiriamo giù le correnti. Una formula che potrebbe funzionare, se non fosse la millesima volta che la si sente e che nessuno ha intenzione di applicarla davvero.
Ma, comunque, la fine del progressismo italiano è una storia infinita di cui non possiamo fare a meno.
Unione Europea
Voto: 4.
È stato un anno difficile anche per l’irreprensibile Europa di fronte alla quale abbiamo dovuto far finta di avere governi stabili. Dopo essersi dimostrata vagamente in grado di boh, fare cose durante la pandemia (certo, con qualche piccolo scivolino) l’UE si è trovata di fronte alla sfida più grande: la fine della pace per la quale aveva ricevuto un Nobel e una crisi energetica mai vista dal Trattato di Maastricht in poi. Risultato: ogni Stato membro ha deciso di andare per conto proprio, chi se lo poteva permettere e chi no.
Indovina chi non se lo può permettere.
L’Europa ha chiuso in bellezza un anno di fallimenti al sapore di incrollabile sostegno all’Ucraina condito con terrore dell’embargo del gas. Il Parlamento europeo, l’istituzione comunitaria più platealmente immobile, è stato sventrato da uno scandalo le cui dimensioni sono ancora poco chiare.
Ma che lascia un segnale chiaro: se le istituzioni europee sono così fragili, pensate quelle italiane.
Mario Draghi
Voto: 5.
Il fatto che realmente si siano tenute delle “manifestazioni” per non far cadere il governo Draghi è esso stesso un meme.
Quando stampa, istituzioni europee, capo dello Stato e sondaggi per 18 mesi ti trattano ininterrottamente come una divinità, succede di perdere un pelino il polso della situazione. È quello che nel 2022, dopo un primo anno di luna di miele, è successo a Mario Draghi.
C’è un motivo se la gestione delle casse pubbliche, che con Draghi hanno potuto respirare anche senza una stagione di austerità, e il governo sono due cose che non vanno sempre a braccetto: il governo è sempre politico.
Quando il tuo governo è appoggiato da tutto l’arco partitico prima o poi qualche richiesta politica arriva, e rimanere come il meme di Pikachu dopo che alle richieste politiche hai detto sempre di no non ti fa onore. Soprattutto quando quegli stessi partiti ti avevano brutalmente chiuso la strada per il Quirinale.
E gli azzardi poco calibrati di Draghi sono stati il primo passo verso il trionfo della destra.
Meme già pronti.
Silvio Berlusconi
Voto: 10.
Nel corso dell’anno appena trascorso Silvio Berlusconi, classe 1936:
• si è candidato presidente della Repubblica affidando la campagna a caccia di voti a Vittorio Sgarbi
• si è addormentato durante la partita più importante della stagione del Monza, di cui è proprietario
• ha fatto cadere il governo Draghi
• ha aperto un canale Tik Tok
• ha ricevuto l’endorsement elettorale di BabyGang
• ha fatto dimettere un presidente di Regione, facendo candidare un suo fedelissimo al posto del presidente uscente che secondo le regole interne del centrodestra doveva ricandidarsi
• ha detto che Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina solo per farla governare da brava gente
• è stato rieletto senatore dopo l’interdizione dai pubblici uffici a cui era stato condannato nel 2013
• ha mandato a fanculo in mondovisione l’uomo che di lì a poco sarebbe diventato presidente del Senato
• si è fatto sgamare con una lista di insulti/commenti poco gradevoli sulla donna che aveva appena vinto le elezioni
• ha ribadito la sua simpatia per la causa di Putin e la sua antipatia per Zelensky davanti ai suoi gruppi parlamentari pensando che fosse verosimile che nessuno lo registrasse
• ha promesso ai giocatori del Monza un “pullman di tr*ie” in caso di vittorie importanti
Fatichiamo a pensare a persone che nel 2022 a 86 anni abbiano ancora una carriera politica.
Ma Berlusconi, con quattro processi ancora aperti, dopo tutti i disastri che ha combinato e le vite che ha rovinato nei suoi anni d’oro, e soprattutto dopo un anno del genere, è ancora l’uomo che ha in mano le sorti di questa maggioranza.
Movimento 5 Stelle / Giuseppe Conte
Voto: 6.
Il voto è una media: tra il 10 che meriterebbe Conte per aver ripreso una situazione che sembrava disperata, e il 2 dovuto al fatto che la rivitalizzazione del M5S passa per la rottura della coalizione con il PD e quindi, in sostanza, la consegna del Paese al centrodestra.
Sull'operazione politica, poco da dire: a gennaio scorso il M5S era quarto partito e in caduta libera, mentre oggi, dopo aver tenuto botta alle elezioni, è il secondo partito del Paese, nonostante una scissione che sarebbe potuta essere sanguinosissima in cui ha perso anche il proprio ex capo politico, Luigi di Maio.
Per lui voto 0, come il mandato.
Ma esultare tra le rovine serve a poco: il M5S non è più al governo e con tutta probabilità all'inizio del prossimo anno perderà anche una delle poche regioni in cui è in maggioranza, il Lazio.
In sostanza, il Movimento sembra intrappolato in un circolo vizioso che gli permette di recuperare voti solo quando decide apertamente di non governare: l'esatto contrario di ciò a cui servirebbero i voti, in teoria.
Sergio Mattarella
Voto: sv.
Al termine dello scorso anno, tutto nel suo tradizionale discorso faceva pensare che quello sarebbe stato l'ultimo. E invece, sarà ancora lui che ascolteremo mentre siamo immersi nei preparativi per andare a festeggiare il capodanno.
Richiamato in fretta e furia sopratutto per l'impossibilità, in quel momento, di fare a meno di Draghi a palazzo Chigi (quanto cambiano in fretta le cose), non lancia un j'accuse alla Napolitano ma si fa carico del suo ruolo senza fiatare. Senso dello Stato, forse. O forse, semplicemente, essere la prima carica dello Stato non è un ruolo così infame come qualcuno vorrebbe far credere.
Anche questo sembra un inconveniente tutto sommato superabile.
Matteo Salvini
Voto: 4.
C'è stato un tempo in cui quest'uomo terrorizzava l'Occidente intero, che in lui rivedeva i fantasmi dei regimi novecenteschi e la possibilità di un contagio in tutta Europa. Oggi, invece, Salvini è un uomo a cui bisogna semplicemente lasciar godere i piccoli piaceri della vita, come immergere la mano in un sacchetto di legumi e prelevare i contanti al bancomat.
Mii che brutto tracollo.
In un anno, il leader della Lega sbaglia tutto lo sbagliabile: ad esempio, non chiarisce le sue posizioni sulla Russia, rendendosi tra l'altro protagonista di una figuraccia epocale in Polonia. Il risultato è un deludentissimo 8% nelle urne, che potrebbe portargli qualche grana interna al partito nel 2023 che verrà.
Soprattutto, Salvini sembra non essere in grado di reinventare un personaggio che qualche anno fa costituiva una macchina da voti inarrestabile mentre oggi appare goffo, inadatto alle mutate condizioni storiche.
Come quello zio che ha indovinato una battuta ad un pranzo di Natale di sette anni fa e la ripropone ciclicamente ogni anno, tra l'imbarazzo degli altri commensali.
Giorgia Meloni
Voto: 10.
La Forrest Gump della politica italiana: raggiunge successi senza muovere un dito.
Indovina la postura da tenere allo scoppio della guerra in Ucraina, mentre gli altri partiti del centrodestra vengono inchiodati ai propri rapporti con Putin. Dopodiché, resta immobile mentre intorno a lei il mondo brucia: Conte innesca il meccanismo che fa cadere Draghi, il centrosinistra si spacca e lei capisce che il modo migliore per vincere è la strategia dell'opossum: fingersi morta. E infatti, stravince con una campagna condotta in tono minore.
"Congratulazioni, come si sente?"
"Devo fare pipì"
Dopo il coronamento di questa storia da self made woman, gli ultimi scampoli di 2022 le hanno forse ricordato che il difficile inizia adesso.
Dei primi mesi di governo forse si ricordano più le retromarce che i provvedimenti portati a termine, e l'avversario più temibile Meloni sembra avercelo in casa (citofonare Berlusconi).
Ma anche in questo caso, Giorgia sembra già preparata per ogni evenienza: in panchina, il nostro Carlo preferito scalpita per entrare in maggioranza.
Ci sentiamo venerdì prossimo. Godetevi la fine di questo 2022.
Sapendo che, però, per questa legislatura (e per questa newsletter) siamo solo all’inizio.
Buon anno!
Su per la ti vi ! 👏👏👏👏👏👏👏👏