Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e chi l’avrebbe detto che la settimana dopo il centenario della marcia su Roma avremmo parlato di rave party.
No, non ci riferiamo a questo party.
La prima settimana con il governo nel pieno esercizio delle proprie funzioni ha portato con sé i primi provvedimenti, e alcuni hanno fatto più discutere di altri.
Questo, ad esempio. More on that later.
Prima di iniziare a fare festa insieme, vi ricordiamo come sempre che potete scriverci a buoneintenzioninewsletter@gmail.com o ai nostri profili instagram, @pietroforti.docx e @simonemartuscelli. L’ingresso è gratuito e non esistono prevendite, ma se volete essere i nostri PR potete condividere questa newsletter tramite il pulsante qui in basso.
Adesso iniziamo.
Quando gli organizzatori del Witchtek 2022 hanno deciso di programmare il loro festival dal 29 ottobre al 1° novembre, difficilmente potevano sapere che questi sarebbero stati i primi giorni del governo più a destra dal dopoguerra. Figuriamoci immaginare quale sarebbe stata la portata politica dell’evento.
La storia l’avrete letta fino alla nausea: il rave di Modena sgomberato – anzi, accompagnato gentilmente verso la fine – dal nuovo ministro degli Interni Piantedosi, e il provvedimento ad hoc inserito dalla premier Meloni nel Consiglio dei Ministri del 31 ottobre. Una norma che ha iniziato a causare polemiche quando, dopo qualche giorno, ci si è accorti che poteva avere un’applicazione molto più estesa dei soli rave party.
Ci si è lungamente concentrati sulla vaghezza della norma proposta dal governo e la spavalderia con cui Piantedosi prima e Meloni poi ne hanno poi rivendicato la validità.
Poi vabbè, c’è chi era convinto che prima i rave fossero in qualche modo tutelati, ma questa è un’altra storia.
Ora, non saremo certo noi due a fornirvi l’argomentazione più convincente sul perché questa norma nella sua concezione iniziale è una follia. L’hanno già fatto fior di giuristi, tra cui l’ex presidente della Corte costituzionale, Giovanni Maria Flick (per dire un nome di “sinistra”) o il presidente delle Camere penali Gian Domenico Caiazza (per fare un esempio più liberale, ove non proprio destrorso).
Qualche dubbio sulla possibilità che fosse scritta bene qui ci è venuto.
Il dato politico più interessante e al contempo preoccupante è che l’abbia fatto persino Carlo Nordio, nuovo ministro della Giustizia del governo Meloni, eletto proprio con Fratelli d’Italia. Nordio nei giorni scorsi si è dichiarato aperto ad aggiustare la norma una volta sottoposta all’esame dell’aula.
Nella giornata di ieri, peraltro, ha iniziato a rimbalzare ovunque sui social una falsissima modifica al testo in cui si fa riferimento alla «fruizione di musica non autoctona» (e qui siamo sollevati dal fatto che l’emendamento sia falso: la destra italiana dovrebbe andare orgogliosa dei prodigi della scena techno italica, con tanto di rinomato Made in Italy).


Poi pare che lo facciamo apposta, ma non è mica colpa nostra se ci casca proprio lui.
Questo solo per dire a che livello surreale si sia arrivati nel dibattito su questa norma.
Ricapitoliamo quel che avrete già sentito ormai centinaia di volte, ovvero le due criticità principali dell’articolo 5 del decreto 434 bis:
1) la vaghezza della norma permetterebbe di considerare “invasione pericolosa per ordine-incolumità-salute pubblica” qualsiasi “raduno” da 50 o più persone, comprese occupazioni scolastiche/universitarie o di posti di lavoro;
2) l’asprezza della pena permetterebbe di intercettare chi venga individuato come “organizzatore”.
Organizzatore di rave/picchetto/occupazione/sit-in d’ora in poi sarà piace:
Negli ultimi giorni si è cercato di trovare ristoro nelle pagine di giornali che annunciavano una probabile (ove non proprio sicura) modifica e ammorbidimento del decreto. Lo ha annunciato anche il ministro per i rapporti con il Parlamento, il fratello d’Italia Luca Ciriani.
Ma se da Forza Italia, come spiega oggi Sonia Ricci su Domani sperano di poter mettere mano alla norma in commissione Giustizia, al ministero dell’Interno (dove oltre al ministro proto-leghista Piantedosi ci sono due sottosegretari di Fratelli d’Italia e un sottosegretario leghista) non hanno alcuna intenzione di fare passi indietro.
Lo schema rischia di funzionare: basta spararla grossissima, difendere l’indifendibile sul testo della legge e sperare che gli alleati non bisticcino troppo e che le opposizioni confermino la loro incapacità di fare opposizione (“dura e intransigente”). Al resto si pensa con le interviste.
Mercoledì il ministro Piantedosi aveva dichiarato al Corriere di non avere intenzione di punire le manifestazioni di dissenso. Gli aveva fatto eco Meloni stessa in conferenza stampa, dichiarandosi “fiera” della norma, che in qualche modo avrebbe impedito a gente da tutta Europa di delinquere in Italia.
Interviste che, incidentalmente, non hanno forza di legge, ma che bastano a smussare l’immagine del governo agli occhi dell’opinione pubblica.
Un’intervista simile è stata rilasciata ieri dal deputato Federico Mollicone di Fratelli d’Italia su La7 a L’aria che tira. Mollicone dichiara che, dal momento che anche lui “occupava scuole”, il decreto non avrebbe colpito le occupazioni scolastiche, ma che si poteva applicare allo sgombero di palazzi occupati a scopo abitativo come Spin Time Labs. Curiosamente, proprio oggi il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha firmato una direttiva per la tutela del diritto alla residenza per chi vive in stabili occupati, in deroga all’art. 5 (no, non lo stesso, un altro) del decreto Renzi-Lupi, datato 2015.
Federico Mollicone non appena scoprirà che è ricercato dalle Forze dell’Ordine perché occupatore seriale di scuole.
Insomma, i casi a cui applicare la durissima nuova norma variano a seconda dell’intervistato. È proprio l’arbitrarietà la cifra di questa norma. La lettura più lucida, probabilmente, l’ha fornita su Domani la professoressa Nadia Urbinati, titolare della cattedra di Scienze Politiche alla Columbia University di New York.
Il testo dell’art 5 del decreto 434 bis reprime la «invasione per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica... commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica». In quel “può” c’è il segno distintivo del governo. [...] Giorgia Meloni ha commentato con parole di grande soddisfazione questo decreto che il presidente Mattarella ha già controfirmato: «Abbiamo proceduto ad approvare un primo decreto che secondo me è molto importante. Personalmente, per me, è a tratti simbolico». Perché è «a tratti simbolico»? Perché esprime il carattere repressivo di questo governo, che assegna agli organi di polizia una larga latitudine interpretativa con quel “può”.

Intanto, illustri giovani esponenti del pensiero di destra contemporaneo rivendicano l’idea che sia più che legittimo dare 6 anni di carcere a giovinastri che si trokano e «non fanno nulla di concreto». Fuoricorso tremate, i prossimi siete voi.
Ma questa settimana non è ruotata solo intorno ai rave party. Per cui, eccovi una carrellata veloce di altri temi interessanti con qualche consiglio di lettura.
La squadra di governo è stata completata con i nomi dei viceministri e sottosegretari, di cui trovate la lista completa qui. Abbiamo già accennato al nome più controverso: quello di Galeazzo Bignami, viceministro alle Infrastrutture, immortalato qualche tempo fa mentre indossava una divisa nazista.
Figuriamoci le altre.
Ma ci sono anche altri nomi interessanti. Ad esempio, l’accoppiata Lucia Borgonzoni – Vittorio Sgarbi come sottosegretari alla cultura: la prima qualche anno fa rivendicava con orgoglio di non leggere libri da tre anni, il secondo ha già annunciato che nel suo staff rientrerà anche Morgan. Crème de la crème. In ogni caso, qui un pezzo di OpenPolis che spiega bene quale sarà il ruolo di queste figure.
L’altra grande polemica della settimana è stata l’allentamento delle norme Covid (qui un riepilogo di tutte le modifiche). Si è trattato di un primo terreno di scontro tra Stato e regioni sulle competenze in materia di sanità, e qui Wired lo racconta bene. Sarà un tema che tornerà in futuro anche come proiezione dei dissidi tra il centralismo propugnato da Fratelli d’Italia e il regionalismo per cui spinge la Lega.
Intanto, si torna a parlare di riforma del Reddito di cittadinanza. La sostanziale abolizione del RdC potrebbe essere uno dei pochi provvedimenti bandiera del governo, in una Legge di bilancio che si preannuncia monopolizzata dal contenimento del caro-energia. Il Foglio descrive le possibili modifiche alla misura qui.
Dicevamo dei fuoricorso?
Infine, il/la nuovo/a presidente/a del Consiglio/a ha tenuto il suo primo viaggio istituzionale, e la scelta di Bruxelles come meta è un dato politico importante. Qui, Meloni ha incontrato la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, la presidente del Parlamento Roberta Metsola e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. In un viaggio teso a rassicurare i nemici di sempre che però, come racconta Repubblica, non ha avuto gli effetti sperati.
Per questa settimana è tutto, ci sentiamo venerdì prossimo. Se sopravviveremo ai quattro giorni che ci attendono (si scherza signora postale).
“Il giorno dopo” di Edvard Munch. Evidentemente anche questa donna era autrice di una newsletter.
Ciao!