23 settembre - L'ultimo giorno
Finisce l'estate e anche questa campagna elettorale. Siamo tristi solo per una delle due.
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e alle 3.03 della nottata appena trascorsa è iniziato l’autunno.
“È solo tua, la colpa è tutta tua
e di qualche film anni ottanta”
Ma ci sono anche notizie positive: oggi, finalmente, è l’ultimo giorno di campagna elettorale. E non negheremo che ci sentiamo un po’ sollevati.
Ovviamente, sono anche i giorni più convulsi, quelli degli ultimi tentativi di rimonta, per chi è indietro, o della cautela per non incappare in scivoloni last minute per chi è in testa. Proviamo quindi a fare una panoramica di questi ultimi, confusi scampoli di campagna elettorale.
Iniziamo.
Ieri il centrodestra unito ha chiuso la sua campagna elettorale in piazza del Popolo, a Roma. La Stampa ricorda che l’ultima volta che i tre hanno condiviso lo stesso palco era in un’altra piazza del Popolo, a Ravenna, prima delle regionali in Emilia-Romagna del 2020. Quella volta non andò benissimo.
Sappiamo che ve lo stavate chiedendo anche voi.
È la prima volta che la coalizione non è guidata da Forza Italia, e in base all’ordine dei sondaggi è proprio Silvio Berlusconi il primo dei tre partiti principali della coalizione (sulla presenza di Maurizio Lupi sorvoliamo) a parlare davanti ad una piazza non strapiena ma abbastanza calda.
Parla della necessità di difendere la libertà, attacca i giudici che colpiscono i nemici politici, ricorda il suo operato negli ultimi 28 anni: in un discorso tutto rivolto al passato che suscita più o meno le stesse sensazioni dello zio che assecondi e incoraggi pensando che potrebbe essere l’ultima volta che lo senti parlare.
Più o meno così.
Poi tocca a Matteo Salvini, che sfodera il suo solito repertorio di proposte. Sull’immigrazione, afferma di voler “bloccare di nuovo gli sbarchi” e ribadisce il suo no allo Ius scholae (“La cittadinanza non è un premio al luna park”). Poi prosegue con il resto del menù: abolizione del canone Rai, un decreto energia da fare nell’immediato e sul lungo termine il sì al ponte sullo Stretto.
Ma è evidente, anche dalle bandiere presenti nella piazza, che i riflettori non sono puntati su di lui. La star della giornata, e di questa tornata elettorale, è Giorgia Meloni: che nel suo discorso sostiene che il centrodestra potrà “cambiare la Costituzione anche da solo”, che in caso di ritorno della pandemia non ci saranno più “esperimenti sul modello cinese” e parla della fine “dell’egemonia di potere della sinistra”.
A quanto pare però anche a destra di potere ne gira parecchio.
Ma come spesso avviene nel centrodestra, i panni sporchi si lavano in famiglia, o comunque fuori dalle luci della ribalta. Il motivo del contendere di ieri è una dichiarazione fatta della stessa Meloni a Mattino Cinque, dove ha affermato che i ministri di un suo eventuale governo “non saranno quelli che hanno lavorato con Draghi”. Escludendo così nomi tecnici papabili per una riconferma, come il ministro alla Transizione ecologica Cingolani, o importanti esponenti della stessa Lega: tra tutti, il vicesegretario Giancarlo Giorgetti.
Salvini ha ribattuto brevemente, in maniera irritata, che “la squadra dei ministri si deciderà insieme”. Ma è evidente che, anche in caso di vittoria schiacciante, da lunedì mattina le discussioni interne al centrodestra non sono destinate a placarsi facilmente.
Ieri si è tenuto anche l’ultimo “confronto” tra i leader politici, in uno dei salotti più famosi d’Italia: Berlusconi, Di Maio, Meloni, Conte, Calenda, Salvini e Letta sono stati ospiti a Porta a Porta da Bruno Vespa. In realtà, al di là dei non comprensibilissimi criteri di scelta dei leader da convocare (nei sondaggi Di Maio è preceduto anche da un centinaio dei lettori di questa newsletter), non è stato un vero confronto: i sei si sono susseguiti in blocchi da venti minuti ciascuno, senza quindi mai incrociarsi tra di loro.
Il titolo più brillante lo regala il più esperto della compagnia: Silvio Berlusconi. Il presidente di Forza Italia ha fornito una sua fantasiosissima interpretazione dei motivi che hanno scatenato l’invasione russa in Ucraina: sostenendo che Putin sia stato spinto a “inventarsi questa operazione speciale” dai leader separatisti del Donbass, corsi da lui a lamentarsi dell’intensificarsi degli attacchi di Zelens’kyj.
I leader separatisti di cui parla Berlusconi. Rigorosamente laici.
Una gaffe abbastanza grande da costringere persino il Partito Popolare Europeo ad intervenire per chiarire che la posizione di Forza Italia è di “sostegno all’Ucraina nella lotta contro la guerra illegale della Russia”.
Il resto della trasmissione procede senza particolari intoppi: Meloni se la cava in maniera abbastanza pulita; Conte insiste su reddito di cittadinanza e rivendica ancora una volta la paternità del Recovery Plan; Salvini si presenta in studio con il presidente dell’Unione Italiana Ciechi, candidato con la Lega, e afferma che sarà “un occhio per gli italiani” (non ve la prendete con noi, è colpa sua); Letta in chiusura svolge in maniera esemplare la funzione di sonnifero.

Altra gaffe simpatica: Conte afferma che gli italiani lavorano 191 ore al giorno.
Ultime notizie in versione fritto misto:
C’è stata una polemica tra Ursula von der Leyen e Matteo Salvini.
Che ovviamente è andata in questo modo.
In un dibattito a Princeton, Von der Leyen ha affermato, parlando delle prospettive post-elettorali in Italia, “se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria”. Parole che hanno scatenato il segretario della Lega, anche in una maniera francamente eccessiva.
Camomilla?
Salvini inoltre ha annunciato che il gruppo parlamentare europeo della Lega presenterà una mozione di censura contro le parole di Von der Leyen, chiamando in causa anche Draghi e Mattarella: rei di non aver reagito a quello che è “un attacco all’Italia, un attacco alla democrazia”.
Intanto, come dicevamo all’inizio, oggi è l’ultimo giorno di campagna elettorale. Il PD chiude la propria campagna a Roma, anch’esso a piazza del Popolo; Meloni è a Napoli, così come Di Maio; anche Calenda e Conte sono a Roma, mentre Berlusconi e Paragone sono a Milano. Salvini, invece, è impegnato in quattro ore di diretta su TikTok.
Sì, qualche riga fa era lui a parlare di “attacco alla democrazia”.
Infine, stamattina la piazza più gremita non è stata quella di un partito. In 70 piazze d’Italia migliaia di giovani si sono radunati per lo sciopero globale per il clima organizzato da Fridays For Future. Ieri parlavamo dello spazio dedicato da questa campagna elettorale al tema dell’ambiente: il fatto che questa campagna si chiuda con un evento democratico così partecipato ci dà comunque una speranza da cui ripartire, comunque andrà a finire domenica.
Per oggi finiamo qui, ricordandovi che per la nottata elettorale ci trovate live a Roma, se vorrete piangere e affogare i dispiaceri nell’alcool insieme a noi.
Lo ripetiamo ancora una volta, perché non ci sembra vero: è l’ultimo giorno di campagna elettorale. Quello che verrà dopo, per l’Italia e per questa newsletter, è ancora tutto da scoprire. Ma intanto l’abbiamo portata a casa.
“Che fine del mondo sarebbe senza di te?”
Noi comunque ci sentiamo domani per il resoconto di oggi, e domenica con l’ultimo approfondimento tematico. Non è ancora finita, insomma.
Ciao!
Siete meravigliosi 👏👏👏👏👏👏👏👏