20 settembre - Con le mani quando vi pare
La campagna elettorale si fa muscolare mentre il mondo guarda.
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e Massimo Gramellini stamattina ha citato Caparezza. La newsletter si può anche chiudere qui.
Ok, forse la citazione era un po’ involontaria. Ma a forza di giochi di parole in qualche plagio si incappa.
Possiamo finalmente stabilire che il cordoglio per la regina Elisabetta si sia definitivamente chiuso ieri, con i funerali monumentali guardati in tv da circa 4 miliardi di persone. Dati gli ultimi sondaggi divulgati, non ci aspettiamo numeri simili per la maratona Mentana, che più o meno avrà lo stesso tono e lo stesso grado di imprevedibilità dei funerali della monarca albionica.
La campagna elettorale continua a essere dominata dalla politica estera, ma prima concentriamoci sulla parte divertente.
Iniziamo.
Da qualche giorno Giorgia Meloni sta alzando i toni. Questo rush finale di violenza verbale è rivolto ai suoi nemici in Europa, come vi abbiamo già raccontato e come vi diremo più avanti in questa newsletter, ma solo in parte.
La presidente di Fratelli d’Italia sta approfittando di questi ultimi fuochi per rimarcare che ai suoi comizi in giro per l’Italia aumentano le contestazioni. Dopo il primo episodio del ragazzo salito sul palco con in mano una bandiera arcobaleno, le proteste contro la presidente del Consiglio in pectore stanno aumentando di intensità. L’ultima è stata organizzata da un neonato gruppo, il Collettivo Meloncinə, che in Piazza Dante a Caserta ha portato una protesta pacifica ma rumorosa. Ed è proprio in questo caso che Meloni ha iniziato ad alzare i toni, dichiarando che fosse responsabilità di Luciana Lamorgese garantire la sicurezza dei suoi comizi contro chi “cerca l’incidente”.
Ha rincarato la dose, poi, con un post su Facebook, in cui ha incolpato direttamente il governo (e dunque Mario Draghi) di “consentire scientificamente provocazioni che potrebbero sfociare in disordini”.
Decisamente non ci aspettavamo di veder nuovamente nominato Ceausescu, che ormai se la batte con Putin per il titolo di dittatore più citato della campagna elettorale.
Insomma, Meloni ha chiamato Lamorgese al telefono. Il contenuto della telefonata non è noto, ovviamente, ma comunque ci divertiamo a pensare dove potrebbe arrivare una conversazione su provocatori e manganelli.
Meloni, però, non è stata l’unica leader di partito a tirare in ballo la ministra dell’Interno. Anche Matteo Renzi ha personalmente chiamato Lamorgese, non a seguito di contestazioni in piazza ma per prevenirle. Il comizio a Palermo di due giorni fa è stato particolarmente blindato a seguito delle dichiarazioni del leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. L’ex presidente del Consiglio aveva sfidato Renzi ad andare a Palermo “finalmente senza scorta”, a “non nascondersi” nel dichiarare che in Italia “non serva un sistema di protezione sociale” come il reddito di cittadinanza.
Come fa ad abbracciarti con la scorta, Matteo?
Renzi ha rimarcato più volte che si tratti di linguaggio “mafioso”. Ma non è l’unico leader del terzo polo ad essere coinvolto in risse a distanza.
In un poco simpatico siparietto, Carlo Calenda ha avuto un diverbio con Maurizio Acerbo, segretario dal 2017 di Rifondazione Comunista, già deputato tra il 2006 e il 2008 e candidato alla Camera con Unione Popolare.
Su Twitter, ovviamente.


«Calenda lo sanno un po’ tutti dove abita». Semicitazione su cui non elaboreremo oltre.
L’unico scambio pacifico e da cui senz’altro ci saremmo aspettati di più è stato quello tra Matteo Salvini ed Enrico Letta di cui vi abbiamo detto ieri. Salvini ha perfino invitato Letta a mangiare un panino con la salamella.
Comunque, la campagna elettorale si sta facendo manesca, il che la rende indubbiamente più interessante. L’unico aspetto positivo della bocciatura del ricorso della lista Cappato è che non si trasformerà in uno scontro fisico prolungato.
Come anticipato, è ancora la politica estera e soprattutto lo schema di alleanze continentali a farla da padrona nella campagna elettorale.
Ok, forse noi non definiremmo un appoggio di Marine Le Pen “ingerenza”.
Enrico Letta ieri era a Berlino per incontrare il cancelliere tedesco Olaf Scholz per “un incontro partitico” dei Socialisti e Democratici europei prima dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il cancelliere, di solito molto posato, si è lasciato andare a un commento che oggi ha fatto il giro delle prime pagine dei giornali: «Sarebbe importante che il nostro partito gemello vincesse le elezioni, e non i post-fascisti di Meloni che porterebbero l’Italia sulla strada sbagliata». Ha rincarato la dose anche il responsabile Esteri dell’SPD, Nils Schmid, che a Repubblica dichiara che «l’Italia è un Paese fondatore dell’UE e ascoltare toni antieuropei, nazionalisti o persino fascistoidi è profondamente sconvolgente».
Giorgia Meloni attacca spesso la Germania “socialista” governata da Scholz insieme a liberali e verdi, e aveva commentato duramente anche le parole su Francia e Germania pronunciate da Mario Draghi all’ultima conferenza stampa: «Penso che questa non sia una dichiarazione europeista, quando dici ai 27 Stati membri che sei amico di due Stati, gli altri 24 come la prendono?».
Chi prende male le parole di Meloni sulla “pacchia” è stato evidentemente l’SPD. Partito oggi peraltro messo in stato d’accusa da Raffaele Fitto, co-presidente con Meloni, del partito europeo Conservatori e Riformisti, che ha definito “vera e propria ingerenza” quella dei socialisti tedeschi.
Ma le dichiarazioni di Scholz non sono l’unica fonte di preoccupazione per Fratelli d’Italia. Sulla Stampa, un retroscena a cura di Luca Monticelli svela che Meloni avrebbe chiesto a Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della BCE, di essere suo ministro dell’Economia, che però avrebbe declinato.
Un nome importante potrebbe essere d’aiuto a un governo guidato da Meloni, che si trova peraltro a fronteggiare un possibile aumento dello spread come conseguenza dei risultati delle elezioni. E, soprattutto, per porre un freno alle proposte esose dei suoi compagni di coalizione, che secondo una nota del gigante bancario Barclays circolata la scorsa settimana amplierebbero di «30-70 miliardi» un debito già insostenibile. Nonostante i proclami, l’ultima cosa che la leader di Fratelli d’Italia vuole è avere il vento contro.
Ultime notizie prima di salutarvi.
Mario Draghi è arrivato ieri a New York per l’Assemblea generale dell’ONU. Con l’occasione, oggi è stato premiato dalla fondazione Appeal of Conscience, associazione interreligiosa fondata nel 1965 dal rabbino Arthur Schneier che ogni anno conferisce il premio di “Statista dell’anno”. Draghi ha ricevuto il premio del 2022 seguendo in questo “albo d’oro” un altro ex primo ministro, Shinzo Abe. Non esattamente di buon auspicio.
Mario Draghi che prende in giro Henry Kissinger potrebbe essere il suo testamento politico.
La procura di Ancona ha dichiarato che è mancata del tutto l’allerta da parte della Regione Marche ai Comuni colpiti dalla tremenda alluvione di giovedì scorso.
Salvini ha dichiarato di aver cambiato idea su Putin, e Luigi Di Maio ha dichiarato che può prendere il 3%.
E quindi vogliamo sperare che a Dirty Dancing segua anche un tributo a Glee.
A domani!
Molto bravi✌️