10 settembre - Victory laps
La destra si interroga sul modo migliore di vincere queste elezioni.
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e siamo stanchi.
Ma stanchi.
E ci sembra siano stanchi anche gran parte dei leader politici. D’altronde, è da qualche giorno che è diventato sostanzialmente ufficiale: da quando Letta ha ammesso che l’obiettivo è quello di limitare i danni e non permettere alla destra di raggiungere il 70% dei seggi, è come se la campagna elettorale si fosse completamente spenta. Facile, quando il principale inseguitore getta la spugna.
Chi è a capo di un partito, comunque, in questi giorni sta continuando ad agitarsi un po’ a vuoto. La pagliacciata nata intorno alla puntata di Peppa Pig dove compare un personaggio figlia di una coppia lesbica (sviluppatasi, peraltro, il giorno dopo una storica sentenza sul diritto di una bambina barese ad avere legalmente) non è solo un meme superato dalla realtà, ma è un sintomo di ciò che i partiti devono fare per ottenere attenzioni.
Le storie di oggi sono più o meno tutte di questo tipo, quindi iniziamo.
Al momento sembra che i leader evidentemente fanno di tutto per non pensare al prezzo del gas che, come sapete, non verrà calmierato al livello europeo prima di fine mese. Non ci sono dichiarazioni a riguardo, anche perché molti sono in tour.
A onor del vero, Calenda sta pensando eccome al gas. Ieri Azione e Italia Viva hanno rilanciato il proprio programma per garantire all’Italia l’energia elettrica di cui avrebbe bisogno, a cura di Giuseppe Zollino, professore all’Università di Padova. Si parla di rigassificatori per il breve periodo, di cattura e stoccaggio della CO2 nel medio periodo (anche se è una tecnologia che l’a.d. di Enel Francesco Starace ha definito “famigerato sogno” che difficilmente sarà realtà) e, ovviamente, di nucleare nel lungo periodo. Per le rinnovabili non c’è un piano industriale.
In effetti nelle oltre 60 pagine di programma della lista di rinnovabili si parla solo una volta, quindi niente di nuovo.
Di politiche energetiche avremo modo di parlare in lungo e in largo in altre sedi, ma che ci sia una sola lista che affronta la tematica non è un buon presagio.
Intanto, a destra le cose continuano come sempre, e ormai ci sentiamo quasi cullati da poche certezze: Matteo Salvini è in difficoltà e cerca di recuperare in Veneto, Giorgia Meloni continua a rovinargli la vita girando per tutto il nord-est, Berlusconi non ha capito che non è la campagna elettorale del 2013.


Ed è finalmente arrivato il primo finto volantino delle BR della campagna elettorale. Aria di casa.
C’è un particolare, comunque, su cui è interessante soffermarsi. Da qualche giorno, come sapete, è in atto un dibattito che gira intorno alla possibilità che la destra abbia i numeri per cambiare la Costituzione senza bisogno di ricorrere al referendum costituzionale (che scatta dopo l'approvazione con maggioranza assoluta, in entrambe le Camere, di una riforma costituzionale). Enrico Letta l’ha usato parecchio come spauracchio.
La destra è molto indaffarata a rassicurare media e opinione pubblica su questa eventualità: ieri Roberto Calderoli (storico ministro delle Riforme del centrodestra della “seconda Repubblica”, noto per aver firmato la legge elettorale che oggi conosciamo come “porcellum”) in un’intervista a La Stampa ha detto che è la “volta buona” per il presidenzialismo, ma che la destra vorrebbe comunque passare dal referendum costituzionale. Lo ripete oggi Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, in un’intervista al Corriere. Interrogato sulla possibilità di cambiare la Carta costituzionale a maggioranza, Tajani seccato risponde: «No, non è nel nostro DNA. È stata la sinistra a provarci in passato».
Crediamo a entrambi sulla parola.
Un’interessante prospettiva sui dolori della giovane destra è riportata sul Corriere dal “retroscenista” Francesco Verderami: la destra, e in particolare Giorgia Meloni, sarebbe preoccupata dall’assenza di un’opposizione forte e unita, tipica del bipolarismo a cui tanto lei quanto Enrico Letta puntavano. Sostanzialmente, si preoccuperebbero per la mancanza di un interlocutore.
Come vedere un concorrente di MotoGP stravincere un gran premio e, anziché festeggiare in sella alla sua moto per il proverbiale victory lap, crucciarsi e chiedersi dove sono tutti gli altri dietro di lui.
Come avete capito, oggi poco e niente, quindi chiudiamo con qualche notizia memeworthy.
Ieri Giuseppe Conte ha presentato candidati e programma del Movimento 5 Stelle.
E il nuovo iPad.
Giorgia Meloni e Matteo Salvini si litigano il favore della Confcommercio, nell’ennesimo scontro per capire chi è più di destra e di che tipo di destra.
Soprattutto Enrico Letta a bordo del suo pulmino elettrico, preso in giro da Carlo Calenda in uno scambio che ha un piacevole retrogusto liceale.
Evidentemente Calenda ancora ne deve mangiare di pastasciutta prima di sapere come sfottere un segretario PD.
Per oggi è tutto.
A domani!