Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e questa è una newsletter un po’ diversa dalle altre. Soprattutto perché ci serve a fare un po’ di ordine.
Negli ultimi giorni si sono sovrapposti un po’ di impegni, comunicazioni e inconvenienti che hanno fatto sì che non riuscissimo a metterci ad un tavolino e ad inviare la newsletter la scorsa settimana.
Quando vi arrabbiate con noi perché non vi arriva la puntata, vi arrabbiate con lui.
Il che non vuol dire che non abbiamo lavorato al progetto, visto che abbiamo registrato altre due puntate del podcast. Questa newsletter, ancora più delle altre, serve quindi a fare il punto su cosa è successo ultimamente nella politica italiana. E negli ultimi dieci giorni, gli argomenti non sono mancati.
Quindi, iniziamo.
La prima puntata che abbiamo pubblicato è uscita venerdì scorso, il 15 dicembre: il nostro riassunto di una settimana particolarmente litigiosa. Per tutti gli approfondimenti, potete ascoltarci qui:
Il tema principale, ahinoi, è stato il MES. Purtroppo, perché il dibattito intorno a questo strumento continua ad essere così lontano dal nocciolo della questione che quasi non ha senso riportarlo qui. La discussione, però, è stata accesa da un foglio che Meloni ha sventolato in Senato, con il quale ha accusato il Movimento 5 Stelle di aver dato il via libera alla riforma del MES il giorno dopo le dimissioni del governo Conte II, con l’esecutivo in carica solo per gli affari correnti.
A quanto pare, però, l’accusa della premier le si è ritorta contro: il fax che Meloni ha mostrato in Aula, secondo alcune ricostruzioni, risalirebbe al 20 gennaio 2021 e non al 27: dunque sei giorni prima delle dimissioni del governo. Una “imprecisione” che ha causato non solo la reazione piuttosto aggressiva dello stesso Giuseppe Conte, ma anche il risveglio di Luigi Di Maio dopo un lunghissimo torpore.
Come immaginiamo il lavoro da inviato speciale per l’Europa nel Golfo Persico:
Ma le liti della scorsa settimana non finiscono qua, ed interessano anche la stessa maggioranza. Ad esempio, sul Ponte sullo stretto, i nodi delle promesse salviniane iniziano a venire al pettine e indispettiscono lo stesso presidente della regione Sicilia, Renato Schifani, di Forza Italia. Il motivo del contendere è la quota richiesta alla Sicilia per la compartecipazione alla costruzione del ponte, che ammonterebbe a 1,3 miliardi rispetto al miliardo previsto inizialmente. Il primo di quella che si prospetta come una lunga serie di incidenti di percorso.
Ma c’è spazio anche per altre questioni. Come la Corte costituzionale albanese che sospende l’accordo con l’Italia sui migranti, aumentando la diffidenza del governo italiano verso le toghe, anche se straniere. O la totale assenza dai tavoli dei negoziati della Cop28, terminata da poco, del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: di cui abbiamo chiesto conto a quello che ormai è un nostro habitué, ovvero Ferdinando Cotugno di Domani.
Che è riuscito incredibilmente a dare una risposta equilibrata nonostante questa foto.
Ma alla fine della settimana, tutte le attenzioni del dibattito politico sono state catalizzate da un solo evento.
E non parliamo di quello in cui Schlein ascoltava con tutta probabilità Musica leggerissima.
Fratelli d’Italia ha tenuto anche quest’anno a Roma il suo meeting, Atreju, che è ormai diventato un palcoscenico per tutta la politica italiana e non solo. Il che ci ha dato il pretesto - come se ne avessimo bisogno - per una puntata speciale sull’egemonia culturale della destra. Per parlarne, abbiamo invitato Valerio Renzi: giornalista politico di Fanpage, autore di due libri sul tema e di una newsletter, S’è Destra, che vi consigliamo vivamente. La puntata, invece, la trovate qui in basso.
Quest’anno l’evento di Fratelli d’Italia, ancor più delle edizioni precedenti, ha fatto scalpore a causa dei suoi ospiti. E non parliamo solo della presenza di Luciano Spalletti.
Che comunque è pelato e abituato a creare motti.
Ad aver catalizzato le maggiori attenzioni è stato ovviamente Elon Musk, uno degli uomini più ricchi al mondo e sempre più vicino alle idee dell’estrema destra americana. Musk è salito sul palco di Atreju con il figlio, X Æ A-12 (no, non state per avere un ictus), impostando un discorso incentrato sull’importanza della natalità per la conservazione della specie umana. Piccolo particolare: il figlio di Elon Musk è nato da gestazione per altri, una pratica che lo stesso governo Meloni ha reso reato universale. Un cortocircuito che nessuno ad Atreju si è affannato a sottolineare.
In ogni caso, non si è parlato solo di Musk: a far rumore ci ha pensato anche la presenza di Santiago Abascal, leader dell’estrema destra spagnola di Vox, al centro delle polemiche per aver dichiarato che “prima o poi il popolo spagnolo vorrà appendere Pedro Sanchez per i piedi”.
Specchio riflesso.
Ma anche gli ospiti “interni” non sono stati da meno. Eugenia Roccella, ad esempio, si è lanciata in uno sgangherato monologo in cui ha affermato che “la filosofia gender è in realtà il nuovo patriarcato” che “nega l’identità femminile”. Ormai vale tutto, insomma.
Per scoprire da dove viene Atreju, e perché questo coacervo di ospiti improbabili in realtà rafforza il tentativo egemonico dell’estrema destra invece di danneggiarlo, vi basta ascoltare la puntata del podcast.
Per questo numero è tutto, noi ci risentiamo tra qualche giorno. Sono gli ultimi scampoli del 2023, e anche di questa nuova fase del nostro progetto. Nei prossimi giorni pubblicheremo le ultime tre puntate, e poi tireremo un po’ il fiato per capire in che modo proseguire. Se ci avete seguito finora, restate connessi per questo rush finale.
Alla prossima, ciao!