Terra sconnessa
La questione palestinese si prende tutto lo spazio mediatico. E l'Italia ovviamente lo gestisce in maniera discutibile.
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
il sabato potrebbe essere diventato il nostro nuovo giorno di invio? Possibile, ma non ufficializziamo nulla, prendiamo la vita come viene.
Il lato campano di Simone che cerca di venir fuori.
In ogni caso, c’è una nuova puntata del podcast online.
Non pensiamo ci sia bisogno di introdurre il tema della settimana: l’attacco compiuto sabato scorso da Hamas e la dura risposta israeliana hanno monopolizzato lo spazio del dibattito pubblico, e anche la politica e la stampa italiana non sono stati immuni a questo impulso esterno.
In questa newsletter, quindi, cerchiamo di fare un po’ di ordine sulle prese di posizione che abbiamo avuto modo di vedere in Italia in questi giorni. Spoiler: non c’è molta fantasia. Ma andiamo per ordine.
Iniziamo.
Nel preparare questa puntata siamo incappati in un pezzo di Pagella Politica che riepilogava le posizioni dei partiti italiani nella nuova guerra tra Israele e Hamas. Un articolo la cui lunghezza ci è sembrata incredibilmente professionale, perché noi le avremmo riassunte in molte meno parole.
“Stanno con Israele, buona serata a tutti.”
Insomma, le reazioni della politica italiana non sono state molto diversificate al suo interno: piena solidarietà ad Israele contro il brutale attacco di Hamas, mentre solo pochi esponenti particolarmente coraggiosi, con l’andare dei giorni, ha voluto sottolineare l’impossibilità di trattare allo stesso modo Hamas e il popolo palestinese. Ma ci arriviamo.
All’interno del governo, Fratelli d’Italia si è schierato dalla parte di Israele con toni più “diplomatici” rispetto a quelli della Lega, che ha rivendicato di essere “il primo partito in Italia per il sostegno ad Israele al Parlamento europeo” e si è inserita nel filone della lotta al terrorismo islamico cavalcata anche dalla stampa di destra.
Con alcune conseguenze esilaranti.
Al centro Matteo Renzi non ha mancato di ricordare per l’ennesima volta con nostalgia, esprimendo sostegno ad Israele, il suo periodo da premier, in pieno stile Io, professione mitomane; mentre Carlo Calenda ha mostrato qualche segno di dissociazione, additando nemici immaginari (una fantomatica “quota Hamas” tra gli opinionisti televisivi) e sbilanciandosi su scenari fantapolitici.
Carlo Calenda conosce i risultati di tutte le prossime elezioni che si terranno nel mondo nei prossimi sette anni, e anche di quelle che potrebbero tenersi. Però poi Azione non arriva alla soglia di sbarramento.
Nel centrosinistra, invece, non sembra esserci una linea. Nel Partito Democratico, Schlein ha pubblicato ieri un lungo post su Instagram in cui cerca di ricomporre la posizione del partito, dopo che nelle prime ore anche il PD con molti dei suoi esponenti principali aveva espresso un sostegno pressoché incondizionato ad Israele. Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi/Sinistra hanno tenuto una posizione, se possibile, ancora più ambigua: con Giuseppe Conte che ha visitato la sinagoga di Roma per esprimere solidarietà alla comunità ebraica, assentandosi però alla fiaccolata di martedì 10 che ha visto la presenza di gran parte della classe politica italiana; mentre da AVS per molte ore dopo l’attacco di Hamas ha regnato il silenzio prima che Fratoianni e Bonelli si esprimessero nel tentativo di ricostruire la complessità della questione.
Ma un ruolo di primo piano, nel dibattito degli ultimi giorni, lo ha giocato anche la stampa italiana. Non brillando per imparzialità o acume.
Appunto.
E non stiamo parlando solo del livello dell’informazione italiana, che ormai i lettori di questa newsletter sanno essere un nostro particolare cruccio. Ovviamente, anche su quel fronte non se ne esce benissimo: tra i post a slide del Corriere della Sera secondo cui la Palestina avrebbe diritto ad esistere pure lei, “in qualche lembo di terra”, e gli editoriali di Repubblica che non tradiscono assolutamente una certa partigianeria del suo direttore sul tema.
Altra perla da Repubblica di stamattina: se non stai con Israele non puoi che stare con Hamas.
Ma in questo caso, l’esempio del Foglio torna utile anche per il ruolo giocato dal quotidiano diretto da Claudio Cerasa nell’indirizzare il piano politico della questione. Non solo il Foglio ha lanciato un appello a cui hanno risposto politici di quasi tutti gli schieramenti, ma ha anche organizzato la principale manifestazione di supporto ad Israele tenutasi in Italia: ovvero la fiaccolata di cui parlavamo in precedenza, all’arco di Tito a Roma.
Lo stesso Tito dell’assedio di Gerusalemme e della distruzione del Tempio nel 70 dC. Il Foglio ovviamente sostiene ci siano delle ragioni precise, ma fa comunque sorridere.
Poi certo, se la stampa italiana perdesse un minimo di partigianeria e guadagnasse un pochino di volontà di approfondire e contestualizzare i fatti, forse ne guadagnerebbe tutto il Paese. Da parte nostra, comunque, abbiamo bassissime aspettative a riguardo.
Tipo.
Per questa settimana è tutto, noi ci sentiamo il prossimo fine settimana. Formula perfetta per non dare troppi punti di riferimento.
Ciao!