Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e abbiamo la presunzione di pensare che vi siamo mancati. Di certo, questa newsletter è mancata a noi.
In questi mesi, però, Buone Intenzioni non si è assolutamente fermato: abbiamo ragionato su modi per continuare a fare ciò che più ci diverte, ovvero (s)parlare della politica italiana, in un modo che fosse per noi sostenibile. Ma anche di provare a tracciare delle possibili vie di fuga da questo “inferno”, confrontandoci e nutrendoci del supporto di colleghi e amici impegnati in queste battaglie.
Ecco perché siamo felicissimi di annunciare che, da oggi, il podcast di Buone Intenzioni riparte come parte dell’offerta editoriale di Generazione, e grazie al sostegno di SPI-CGIL. Due realtà che seguiamo e stimiamo da tempo, e che hanno puntato sul nostro modo di raccontare la politica con una fiducia che speriamo di meritare.
Questa seconda stagione avrà al centro, ovviamente, l’appuntamento elettorale che ci riguarda più da vicino di questo 2024 in cui la metà del pianeta è chiamata alle urne: le elezioni europee che si terranno dal 6 al 9 giugno. Un voto chiave non solo per gli equilibri italiani, per misurare il gradimento del governo (e la forza delle singole componenti dell’esecutivo) o la capacità di risposta delle opposizioni. Ma anche per valutare se davvero le destre estreme riusciranno definitivamente a rompere il cordone sanitario, e quanto progetti ambiziosi come il Green Deal saranno invece costretti a subire una battuta d’arresto.
Gli argomenti, insomma, sono tanti: saranno riusciti i nostri eroi a contenersi dopo due mesi di assenza? La risposta, ovviamente, è no:
E visto che bisogna riassumere 40 minuti di podcast in poche righe, bando alle chiacchiere.
Iniziamo.
L’amore per questa professione e il rispetto per i nostri colleghi ci ha impedito di rubare, per questa newsletter, un titolo ormai abusato da anni come “Botte da Orban”. Ciò non toglie, però, che lo spettro dell’esempio ungherese continua ad aleggiare prepotentemente sulle modalità di gestione del potere del governo italiano. E non si tratta solo di una presenza eterea.
Pochi giorni fa il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó è apparso al TG1 per “un’intervista esclusiva”, un monologo senza contraddittorio secondo il sindacato dei giornalisti Rai, in cui afferma di essere sconcertato da quelle che definisce “interferenze” italiane in un caso giudiziario straniero. L’Italia, insomma, non deve ficcare il naso nel modo in cui l’Ungheria tratta i militanti antifascisti. Ma deve, anzi, prendere esempio.
Dei manganelli utilizzati contro gli studenti di Pisa si è scritto tantissimo. Lo sviluppo più recente è l’apparizione televisiva della premier, che in quella roccaforte governativa che è il TG2 Post ha “chiarito” la sua posizione a riguardo. Un’intervista da cui vengono fuori almeno due spunti interessanti.
E a proposito del rapporto tra Meloni e la stampa: tra lei e Biden non sappiamo chi avesse meno voglia di parlare ai giornalisti.
Il primo è l’utilizzo “creativo” dei numeri da parte di Giorgia Meloni. Nell’intervista, la premier dichiara che dal 7 ottobre ad oggi ci sono state oltre 1000 manifestazioni a sostegno della Palestina, e che solo il 3% di queste ha registrato dei problemi di ordine pubblico. In apparenza è un dato molto basso, ma se ci si pensa bene vuol dire che in circa 30 casi le forze dell’ordine non sono riuscite a garantire la sicurezza. E detta così, la cosa suona molto meno rassicurante. Ѐ un po’ lo stesso dilemma di Oppenheimer, a pensarci bene: una possibilità su un milione che la reazione innescata distruggesse la terra era comunque una ipotesi tale da non far dormire la notte. Con le percentuali e le probabilità bisogna stare attenti.
Il secondo, ovviamente, è il rapporto tra la premier e i poteri del Quirinale. Nonostante le smentite di palazzo Chigi, a molti il passaggio in cui Meloni sosteneva che fosse “molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità” era suonato come un attacco a Mattarella e alla sua dichiarazione dai toni pressoché opposti. Uno “scontro” abbastanza inedito tra i due poteri: e se si pensa alla proposta di riforma costituzionale sul premierato in cantiere, abbastanza preoccupante. Per ora gli indizi sulle velleità semi-eversive di Meloni sono solo questi due. Al terzo, sarebbe il caso di iniziare a far suonare gli allarmi.
Per quanto riguarda il punto politico della settimana, invece, l’attenzione generale è stata ovviamente monopolizzata dal voto in Sardegna. Per parte nostra, sappiamo che non è da sottovalutare il fatto che il centrosinistra abbia strappato per la prima volta dopo nove anni una regione al centrodestra. Ma tendiamo comunque a pensare - visto anche il massiccio voto disgiunto - che ciò a cui abbiamo assistito sia stato piuttosto un suicidio politico del centrodestra.
Lega e Fratelli d’Italia hanno deciso di regolare i propri conti in sospeso sul piano nazionale puntando su due candidati ugualmente impresentabili per i sardi: la Lega cercando la riconferma per un uscente, Solinas, che non aveva fatto nulla per meritarsela; FdI, con Truzzu, puntando invece su uno dei sindaci meno apprezzati d’Italia. E se c’è una regione in cui non bisogna dare l’impressione di imporre qualcosa dall’alto, quella è la Sardegna. Questa dinamica interna sarà da seguire anche alle prossime tornate regionali: tra una settimana c’è l’Abruzzo, in cui lo slancio sardo potrebbe regalare sorprese; dopodiché, il centrodestra sarà chiamato a difendere Basilicata, Umbria e Piemonte. E non tutte queste corse sono dall’esito scontato.
Infine, due brevi. Mentre scriviamo è in corso il congresso romano di Fratelli d’Italia: una notizia trascurabile, se non fosse che anche qui la competizione rischia di diventare una resa dei conti, stavolta tra i meloniani (letteralmente: li rappresenta la sorella della premier, Arianna) sfidati dalla storica corrente ex MSI di Colle Oppio, anche conosciuti come i “gabbiani”. Un assist perfetto per permetterci di citare una delle nostre tag page preferite: se i gabbiani avessero le mani farebbero solo saluti romani.
Principale esponente dei gabbiani è Fabio Rampelli, padrino politico di Giorgia Meloni e gettato dalla rupe tarpea al momento dell’arrivo al potere di Fratelli d’Italia. Una dinamica che ci sembra di aver già sentito.
Inoltre, ieri si è tenuto a Roma il congresso del Partito Socialista Europeo. Oltre ad aumentare esponenzialmente il numero dei bambini che, nel dicembre prossimo, verranno chiamati “PedroSanchez”, l’evento ha permesso al PSE di ufficializzare la nomina del proprio candidato alle elezioni europee: il lussemburghese Nicolas Schmidt, attuale commissario europeo per il Lavoro e ai diritti sociali. Se possiamo fare una piccolissima annotazione, si tratta della terza candidatura centro-nord europea per i socialisti da quando esiste il sistema degli spitzenkandidaten (Martin Schulz, tedesco, nel 2014; Frans Timmermans, olandese, nel 2019). Sarebbe stato interessante, forse, vedere premiato stavolta lo spazio in cui il socialismo europeo sta assumendo le forme più interessanti, in termini di consenso e di gestione del potere: ovvero la penisola iberica. Ma siamo sempre stati dei sognatori.
In chiusura, siamo lieti di annunciare l’arrivo di una nuova rubrica, nata - come qualsiasi altra cosa che riguarda questo progetto - come un inside joke tra noi due ed evoluta presto in un “sai che potremmo renderla pubblica?”
Si chiama “Notizie che non rovinano l’appetito”, e parla di tutte quelle notizie che, anche una volta arrivate al nostro orecchio, sinceramente non ci impediscono di fare un’abbondante colazione.
Questa settimana il menù prevede:
Per questo ritorno in grande stile, direi che possiamo fermarci qui.
Noi ci leggiamo la prossima settimana, non prima di avervi chiesto un piccolo favore: se non volete perdervi nulla delle nostre uscite, potete seguire su Spotify il nostro podcast; e se vi piace il nostro lavoro, valutarlo con la stellina che trovate sotto il logo. Aiutateci a migliorare l’appetito di un numero sempre maggiore di persone.
Ci siete mancati. Alla prossima, ciao!
Yuppieeee!! Bentornati :)