Muro contro niente
Il governo si scontra con i giudici sui migranti, mentre le opposizioni restano a guardare.
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e stavolta ci sono ben due nuove puntate del podcast online. Un altro dei motivi per cui anche questa settimana arriviamo di sabato (scusateci).
La prima l’abbiamo pubblicata martedì, in occasione dei dieci anni dal naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013. È una puntata in cui tiriamo le somme su cosa è cambiato, in questo decennio e forse proprio a partire dalla tragedia dell’isola dei Conigli, nell’approccio italiano europeo all’immigrazione. Lo facciamo insieme a Federica Tessari, amica nonché giornalista freelance e operatrice umanitaria nel campo delle migrazioni. E l’ospite d’eccezione di questa puntata è Valerio Nicolosi, giornalista che si occupa di migrazioni e diritti sociali e autore, di recente, di “Il gioco sporco. L’uso dei migranti come arma impropria” (Rizzoli, 2023).
Questa è la prima puntata di una serie di episodi più “trasversali”, in cui alcuni ospiti ci guideranno all’approfondimenti di alcuni temi specifici che riguardano il magico mondo della politica italiana. Fateci sapere cosa ne pensate, scrivendoci a buoneintenzioninewsletter@gmail.com o sui nostri profili Instagram, @pietroforti.docx e @simonemartuscelli.
La puntata di questa settimana, invece, si divide sostanzialmente in due parti. La prima tocca un tema ormai tradizionale, mentre l’altra si inoltra in un terreno più inesplorato.
Il primo blocco è dedicato, immancabilmente, al tema dell’immigrazione e in particolar modo all’attacco frontale riservato dal governo alla giudice di Catania Iolanda Apostolico, “rea” di aver liberato quattro migranti detenuti nel Cpr di Pozzallo, sconfessando il decreto Cutro. Ma se al governo non resta altro da fare che prendersela con la giustizia, è anche perché dal fronte delle opposizioni non si muove una foglia. Il PD di Schlein, dal ritorno post-estivo, ha incassato molti più passi falsi che progressi, mentre Calenda in una settimana inanella una serie di gaffe che, ci sentiamo di dire, non sono nient’altro che pienamente in linea con il personaggio.
Qualche giorno fa il governo italiano ha festeggiato, citando le parole della stessa premier Meloni, la “vittoria della linea italiana in Europa”: se quello a cui state pensando è un accordo che cambi drasticamente l’approccio alle migrazioni in Europa, siete fuori strada di parecchio.
Il “trionfo italiano” consiste nell’aver eliminato, nel regolamento di gestione delle crisi - che è solo una parte del Patto per le migrazioni e l’asilo - un riferimento ai salvataggi compiuti dalle navi Ong come possibili situazioni di «strumentalizzazione» dei flussi migratori da parte di Paesi terzi. La questione, su cui era nato un piccolo scontro con Berlino, si è risolta nel declassamento - nemmeno nell’eliminazione completa, quindi! - dalle conclusioni alle premesse del documento.
Poi ecco, l’ultima volta che il governo ha annunciato trionfante di aver ottenuto qualcosa, è finita così.
Allo stesso tempo, l’esecutivo ha incassato un colpo probabilmente ben più duro, stavolta dal fronte interno. Il tribunale di Catania ha ordinato la liberazione di quattro migranti detenuti nel Cpr di Pozzallo, sconfessando di fatto le prescrizioni del decreto Cutro per le persone in attesa di risposta alla propria domanda di protezione internazionale. E il governo took it personally. Letteralmente.
Lungi dal limitarsi a fare ricorso contro la sentenza, cosa che il ministro della Giustizia Nordio ha già annunciato, la maggioranza ha iniziato a scagliarsi in maniera diretta contro la giudice che ha emesso la sentenza, Iolanda Apostolico, parlando prima di “errore giudiziario” e poi sostenendo presunte simpatie di Apostolico verso la sinistra. Usando come strumento un video in cui la giudice viene ripresa durante le proteste a favore dello sbarco della Diciotti, a Catania, nel 2018.
Un video di cui, però, l’origine è incerta, è che sembra possa far parte dell’archivio delle Polizia. L’idea che il ministro Salvini possa avere libero accesso al materiale delle Forze dell’ordine ci sembra ben più preoccupante.
Ogni tanto c’è qualche vignetta divertente anche sui media tradizionali.
In ogni caso, pare evidente che la giudice Apostolico sia riuscita a fare un’opposizione migliore di quanto non sia riuscito a fare il centrosinistra in questi ultimi mesi. E dopo un po’ di puntate di assenza, torniamo ad occuparci anche di quello che succede al di fuori della maggioranza.
Anche perché immergersi nel rabbit hole della destra italiana può portarti a ciò.
Dopo una mobilitazione estiva che sembrava quasi promettente sul tema del salario minimo, il PD di Elly Schlein sembra essersi eclissato. Sul tema dell’immigrazione i Dem non sembrano in grado di tracciare strade alternative, e in settimana la segretaria è incappata anche in una gaffe non da poco relativa ai suoi rapporti con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte.
Chi ha detto questa frase di certo non è un estimatore dei pittori fiamminghi.
Comunque, per uscire dall’impasse, il PD ha chiamato per l’11 novembre una grande manifestazione nazionale sul tema della sanità pubblica. Conte ha avuto qualcosa da ridire sul metodo, ma ha annunciato che parteciperà. Chi invece non sarà della partita è il nostro amato Carlo Calenda, reduce da una settimana terribile.
Il leader di Azione, dopo essersi imbarcato in una polemica con la CGIL, si è presentato ai cancelli della Magneti-Marelli di Crevalcore, in agitazione dopo che la società ha annunciato la chiusura dello stabilimento. Dove, però, è stato totalmente ignorato dagli operai, in una scena che ha del surreale.
Comunque meno peggio che farsi prendere in giro da Marco Rizzo in canotta. What a week, Carlo.
Al di là dell’ironia, quello che forse l’ex ministro dello Sviluppo Economico fatica a comprendere è che l’automotive italiano non è in difficoltà per la presunta leggerezza della CGIL verso gli Elkann, ma per decenni di politiche industriali miopi, soprattutto verso il settore della mobilità elettrica, applicate anche da lui e dai suoi “eroi dell’innovazione” come Marchionne. Come ricordano, in maniera puntuale, Giorgio de Girolamo e Ferdinando Pezzopane di Fridays for Future su Fanpage.
Abbiamo riso molto, ci siamo disperati molto, per questa settimana ci sembra sia tutto. Ovviamente trovate gli approfondimenti sui temi all’interno della puntata del podcast.
Noi ci sentiamo venerdì (o insomma, settimana prossima). Ciao!