Happy Birthday
Dopo un anno di governo i conti non tornano. Soprattutto su economia e politica estera.
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
è vero, oggi è sabato. Ma con un po’ di ritardo, una nuova puntata del podcast è online.
Questa settimana si è “festeggiato” l’anniversario delle elezioni politiche del 25 settembre, che hanno portato alla nascita del governo Meloni.
Noi, celebrando.
Già nella puntata live da Trento avevamo provato a delineare alcuni tratti distintivi di questo primo anno di legislatura. La settimana del compleanno, in questo senso, ha simbolicamente fatto venir fuori quelli che sono forse i principali limiti dell’azione di questo esecutivo: i numeri economici e i rapporti diplomatici con i principali partner europei.
Per l’anniversario del 25 settembre, Fratelli d’Italia ha pubblicato una brochure per riportare i risultati ottenuti dal governo Meloni in questi primi 365 giorni.
Non lo so Rick.
A mettere ordine sui numeri sparati a casaccio dal principale partito di governo ci ha pensato Pagella Politica, con cui peraltro Fratelli d’Italia aveva già discusso lo scorso maggio - altra costante di questo primo anno, se vogliamo: un rapporto “discutibile” con la stampa. Pagella Politica ha pubblicato un fact-checking di questo documento celebrativo, smentendo molti dei proclami di Giorgia Meloni: come la rivendicazione di una misura in cui questo governo ha avuto poca voce in capitolo come il tetto europeo al prezzo del gas, e soprattutto la presunta crescita del PIL “più di Francia e Germania”.
La scarsa crescita economica è verificabile anche in base al principale provvedimento economico della settimana, ovvero la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef). Qui il governo ha rivisto al ribasso le sue stime di crescita per i prossimi anni, indirizzandosi verso un +0,8% per il 2023 (invece della precedente previsione al +1%) e un +1% per il 2024 (rispetto all’1,4%). Una prospettiva che riduce ancora lo spazio di manovra già esiguo per la prossima legge di bilancio, che verosimilmente si preannuncia come terreno di scontro per i prossimi mesi. Anche all’interno della maggioranza.
Già questa settimana, infatti, si sono alzati i toni all’interno del governo, soprattutto per le “idee” lanciate della Lega di Salvini. Prima su una proposta di condono edilizio bocciata sul nascere - almeno per ora - dallo stesso ministro leghista Giancarlo Giorgetti; poi, come ormai di consueto, sulla possibilità o meno di stanziare in manovra i primi fondi per la costruzione del Ponte sullo Stretto: un’opzione annunciata da Salvini e smentita in poche ore dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.
“E questo è lo spazio riservato al passaggio di uccelli e trote”
L’altro tema su cui il governo ha faticato a trovare una quadra, in questo anno come in questa settimana, è il rapporto con i principali partner europei, ovvero Francia e Germania. L’evento più eclatante, in questi sette giorni, è stata sicuramente la lettera indirizzata da Meloni al cancelliere tedesco Olaf Scholz.
“Caro Babbo Natale, potresti fare in modo di far sparire il Patto di stabilità? E anche qualche migliaio di migranti se ti avanza tempo. Grazie, Giorgia”
La premier italiana ha protestato contro il presunto sostegno del governo tedesco ad alcune ONG che si occupano di salvataggi in mare e accoglienza sul territorio italiano: un atto che Meloni avrebbe accolto “con stupore”, ribadendo inoltre la solita teoria - smentita in lungo e in largo - del pull factor legato alle ONG nel Mediterraneo. Ma la reazione di Meloni è stata addirittura pacata se paragonata a quella di Salvini, che ha definito la decisione “un atto ostile”; o a quella del leghista Andrea Crippa, secondo cui la Germania finanzia un’invasione di clandestini allo stesso modo in cui ottant’anni fa il regime nazista invadeva stati con l’esercito. Anche meno.
Una crisi su cui è dovuto intervenire Antonio Tajani, che si è recato a Berlino ad incontrare la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. Prima di passare a Berlino, però, il segretario di Forza Italia era stato anche a Parigi, per incontrare la ministra agli Affari Europei Catherine Colonna. La lite con la Francia sulla gestione dei migranti di Lampedusa è storia delle settimane scorse, ma rinfocolata anche dalla visita di Macron a Roma per prendere parte ai funerali di Giorgio Napolitano.
Meloni e Macron avrebbero discusso della gestione del Nord Africa, non trovando però particolari punti in comune oltre ai vaghi aiuti alla Tunisia. Come riporta un pezzo di Lauria e Ginori per Repubblica, non solo il presidente francese sarebbe scettico sul “piano Mattei per l’Africa” proposto da Meloni per il possibile aumento dell’influenza di Eni nell’area, ma a quanto pare da Parigi “non hanno neanche capito bene di cosa si tratti”. An absolute win.
Gelosona.
Per oggi è tutto, noi ci sentiamo ancora prima di venerdì. Martedì, 3 ottobre, c’è un anniversario a cui teniamo molto di più: i dieci anni dal naufragio di Lampedusa, una delle peggiori stragi nel Mediterraneo degli ultimi anni.
Noi lo ricorderemo con una puntata speciale per riflettere, per l’ennesima volta, sulle nostre politiche migratorie.
Ci sentiamo presto, ciao!