Giudizi sommari
Il dramma ingiustificato per la sconfitta del PD alle amministrative e altre storie.
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
I Celtics sono usciti in finale di Conference, la Roma ha perso la finale di Europa League. Le forze per scrivere questa newsletter sono veramente scarse.
Poi se succede anche questo diventa davvero dura.
È stata una settimana così noiosa da rendere i ballottaggi delle amministrative, il cui esito è stato non molto diverso dai pronostici della vigilia, il pretesto per il primo processo a Elly Schlein e alla sua segreteria. Una fase che ci saremmo risparmiati volentieri.
Ma ci sono anche altre piccole storie da cui possiamo trarre qualche conclusione interessante.
Quindi, iniziamo.
Nella diffusa - ma pronosticabile, come dicevamo - sconfitta del centrosinistra alle amministrative, c’è stata una mosca bianca: a Vicenza, Giacomo Possamai ha trionfato con il 50,5% dei voti contro il suo avversario, l’uscente di centrodestra Francesco Rucco. Paradossalmente, però, questa vittoria ha peggiorato la percezione del risultato per la dirigenza nazionale del PD, per due motivi principali.
Il primo è che Possamai, nonostante tutte le specificità dei casi cittadini, ha vinto con una larga coalizione che va da Azione a Sinistra Italiana, lasciando però fuori il Movimento 5 Stelle: un po’ il contrario di ciò che sembra intenzionata a fare la neo-segretaria, più incline al dialogo con Conte che con ciò che si muove nel calderone del centro. Il secondo, che probabilmente ha scatenato il pandemonio mediatico, è che Possamai avrebbe apertamente chiesto a Schlein di non andare a Vicenza a sostenere la sua campagna. Vincere nell’unico posto in cui ti viene comunicato di essere persona non grata non è un bel biglietto da visita, in effetti.
Soprattutto se nel tuo partito il livello dell’analisi politica è questo.
Probabilmente, però, Schlein può dormire sonni più tranquilli di quanto non emerga dalla narrazione dell’ultima settimana. Prima di tutto perché una buona tenuta nelle situazioni locali non è necessariamente indicativa dello stesso benessere sul voto nazionale: basti pensare al Movimento 5 Stelle, che continua a collezionare bastonate nelle elezioni locali ma tiene botta nel gradimento complessivo. Per non parlare del PD di Letta, che sembrava uscire rinvigorito dal voto delle amministrative 2021 per poi accusare una batosta che la metà basta alle ultime politiche di settembre, che forse ricorderete vagamente se avete seguito questa newsletter.
Inoltre, anche le geometrie delle alleanze sul piano locale sono variabili, e non sempre da prendere a modello: ad Altamura, ad esempio, il PD ha trionfato per 18 voti sul centrodestra grazie anche al supporto della Lega. Situazione ancora più paradossale a Trapani, dove Giacomo Tranchida, uscente di centrosinistra, ha vinto senza il sostegno ufficiale del suo partito ma con pezzi del Carroccio a comporre la sua coalizione. La segretaria Dem ha ancora molto da fare per rinnovare e ridisegnare il partito, insomma, ma ci sentiamo vivamente di seguire la strada di un possibile asse Schlein-Salvini. Se non altro perché non ci pare di avere stomaci abbastanza forti da sopportarlo.
A quanto pare Salvini non sembra prendere in considerazione l’ipotesi.
Qualche altra storia.
Sul PNRR continuano ad accumularsi ritardi, e nel tentativo di rimediare il governo sta forse peggiorando la situazione.
L’esecutivo ha infatti presentato un emendamento al dl Pubblica amministrazione che sostanzialmente elimina il “controllo concomitante” che la Corte dei Conti può esercitare per garantire la corretta realizzazione dei progetti. Il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che possiede la delega alla realizzazione del Piano di ripresa, ha sottolineato che non c’è nessuno scontro tra il governo e la Corte dei Conti, ma il fatto che questo provvedimento arrivi nei giorni in cui la relazione semestrale sull’attuazione del piano certifica come siano stati spesi, finora, solo 25,7 miliardi del piano (circa il 13%), non può passare inosservato.
Più o meno come quando per finire in tempo il programma la prof smette di fare verifiche e promuove tutti. Come? Non è successo anche a voi? Ah già, perché non succede mai in nessun caso neanche per scherzo mannaggia.
E sempre a proposito di PNRR: ieri l’Europarlamento ha votato a favore della legge a sostegno della produzione di munizioni, che indirizza un finanziamento da 500 milioni di fondi per la difesa all’aumento della capacità produttiva di munizioni dell’industria europea. Il piano, forse anche per ribadire la rapidità con cui si vuole intervenire alla fornitura di armi all’Ucraina, ha preso l’acronimo di ASAP (Act in Support of Ammunition Production).
I love inviare armi all’Ucraina / that's my fuckin problem
Perché ci interessa? Perché, come al solito, il PD si è spaccato.
I Dem, insieme al gruppo europeo dei Socialisti e Democratici, hanno presentato un emendamento per escludere la possibilità che oltre ai 500 milioni di finanziamento base, il piano possa essere integrato con fondi provenienti dai Piani di ripresa nazionali. Una volta bocciati gli emendamenti, però, gli stessi europarlamentari del PD hanno votato in tre modi differenti sull’intero piano.
Un meme che non passa mai di moda.
Dei 15 europarlamentari Dem in 10 hanno votato a favore del provvedimento, compreso il capodelegazione rieletto pochi giorni fa, Brando Benifei. In quattro si sono astenuti, ovvero Piero Bartolo, Camilla Laureti, Franco Roberti e Achille Variati; mentre l’unico contrario è stato Massimiliano Smeriglio, che si avvicina quindi alla linea del Movimento 5 Stelle, schieratosi in maniera compatta contro il provvedimento. Elly Schlein il giorno prima aveva ribadito la sua contrarietà all’utilizzo dei fondi del PNRR per la produzione di armamenti, ma di fronte alla bocciatura degli emendamenti la linea era di seguire le indicazioni della Commissione.
Forse, in questo momento, la principale preoccupazione della segretaria non è Altamura, ma riuscire a tenere sotto controllo quello che accade a Bruxelles.
Per chiudere, la rubrica “Notizie dal Ventennio”.
Il Consiglio dei ministri ha approvato la creazione di un “fondo sovrano” da un miliardo per la valorizzazione e la promozione del Made in Italy. Tra le altre cose, la legge prevede anche la nascita di quello che era stato pubblicizzato durante la campagna elettorale da Fratelli d’Italia come il “Liceo del Made in Italy”.
La scuola / Made in Italy
Il quale però, stando al Post, dovrebbe trattarsi semplicemente di un’opzione “economico-sociale” per gli ultimi tre anni del liceo delle Scienze umane, con l’aggiunta di una manciata di materie e senza nessuna modifica per quanto riguarda il primo biennio. Più o meno la storiella della montagna che partorisce il topolino, ma la montagna è italianissima (scegliete voi quale sia la montagna più italiana) e il topolino si chiama Mario Rossi.
Per questa settimana è tutto, e speriamo che all’interno di questo cazzeggio troviate anche un po’ di giornalismo. O almeno che tutto questo vi abbia fatto ridere, sarebbe sufficiente.
Ci sentiamo venerdì prossimo, ciao!
BRAVI ✊