Ducetto o scherzetto
Meloni vittima di uno scherzo telefonico, la riforma sul premierato invece è vera e fa paura.
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e poche volte siamo stati orgogliosi di un titolo come questa settimana.
Not today.
In effetti, tutti gli astri si sono incastrati alla perfezione: proprio nella settimana di Halloween è stata pubblicata una registrazione che vede Giorgia Meloni vittima di uno scherzo telefonico. E già questo basterebbe a chiudere qui la puntata. Ma i dettagli, oltre a rendere il tutto ancora più esilarante, dicono anche qualcosa di inquietante sulle dinamiche di Palazzo Chigi.
E a proposito di inquietudine: il “ducetto”, invece, è la nuova figura del premier elettodalpopolo™ prevista dalla riforma costituzionale approvata ieri dal Consiglio dei Ministri. Ovvio, mancano ancora i passaggi parlamentari; ma la sostanza è che, dopo mesi di discussioni, finalmente il disegno accentratore di Meloni ha finalmente un suo testo di riferimento. E fa molta più paura di qualsiasi travestimento di Halloween.
Come al solito, trovate tutti gli approfondimenti (e molti inside joke) nella puntata del podcast.
Iniziamo.
Prima di tutto, i fatti: mercoledì è stato pubblicato uno scherzo telefonico, registrato a quanto pare il 18 settembre scorso, in cui il duo di comici russi Vovan e Lexus finge di essere il Presidente della Commissione africana e ottiene di parlare con Giorgia Meloni.
La cosa più grave è non riuscire a riconoscere un accento russo così marcato da sembrare la parodia di un cattivo dei film di 007.
Poco dopo, da Palazzo Chigi ammettono attraverso un comunicato che la persona che parla nella registrazione è effettivamente la premier, dicendosi “rammaricati” di essere stati tratti in inganno.
Per fortuna, quanto meno, il contenuto della telefonata non ha creato danni eccessivi, oltre a qualche polemica riguardo all’invasione russa dell’Ucraina. Meloni, infatti, si è lasciata sfuggire che «Potremmo essere vicini al momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita», in quanto c’è «molta stanchezza, devo dire la verità, da tutte le parti». Aggiungendo infine, riguardo alla controffensiva ucraina, che «forse non sta andando come ci si aspettava».
Tralasciando tutte le ironie che si potrebbero fare su questo episodio - e che non ci siamo risparmiati dal fare nel podcast - ci sono almeno due motivi di riflessione rispetto a quanto accaduto.
Il primo riguarda, per l’ennesima volta, il giudizio sulla qualità dello staff che circonda Giorgia Meloni. In conferenza stampa, ieri, la premier ha annunciato le dimissioni presentate dal consigliere diplomatico Francesco Maria Talò, ritenuto responsabile della “leggerezza” con la quale Palazzo Chigi ha trattato la questione. L’ennesima persona della cerchia intorno a Meloni - politica e anche privata, a questo punto - a metterla seriamente in imbarazzo, ma anche un capro espiatorio che, ovviamente, paga per responsabilità non totalmente sue.
E se invece, in vista dell’imminente pensione, avesse voluto lasciare l’incarico con i fuochi d’artificio? L’unica teoria del complotto in cui vogliamo credere.
L’altra riflessione riguarda le parole di Meloni sull’Ucraina. È vero che sarebbe potuta andare molto peggio, viste le circostanze, e se non altro la telefonata conferma che la posizione pubblica della premier non è così distante da quella privata - e su alcuni temi, non è per nulla un pregio.
Ma questo riferimento ad una “stanchezza” di tutte le parti in causa non è stato accolto benissimo in Ucraina, come racconta Politico. E l’accenno ad una “via d’uscita”, presumibilmente diplomatica, è forse testimonianza di un lavoro in corso sotto traccia che avrebbe fatto meglio a restare tale.
L’altra storia della settimana, meno divertente ma ugualmente spaventosa, è la riforma costituzionale sulla proposta di “premierato” arrivata finalmente in Consiglio dei Ministri ieri.
Il testo, che si può leggere integralmente qui, è se possibile anche peggiore delle attese. Non solo istituisce la figura del premier designato con elezione diretta, un’istituzione che ha avuto eguali solo in Israele tra il 1996 e il 2001; ma introduce in Costituzione anche una quantità notevole di abomini giuridici.
Si va dall’obbligo che il presidente del Consiglio sia necessariamente un parlamentare alla cosiddetta “norma anti-ribaltone”, secondo cui "il Presidente del Consiglio dei ministri in carica possa essere sostituito solo da un parlamentare della maggioranza e solo al fine di proseguire nell’attuazione del medesimo programma di Governo”. Una norma per cui lo stesso governo Meloni dovrebbe dimettersi domani, visto che dell’attuazione del programma di governo finora non si vede nemmeno una virgola.
Una puntata senza una cazzata di Salvini? Anche oggi, se ne parla domani.
Ma non è finita qui: la prima versione del testo prevedeva di inserire in Costituzione anche la legge elettorale: elezione a turno unico con un premio di maggioranza fissato al 55% per la lista del premier eletto. Non contenta della scelta di un premio di maggioranza ai limiti dell’antidemocratico, Meloni ha deciso di rimuovere il riferimento al turno unico, per “permettere al Parlamento di decidere successivamente sulla legge elettorale”. Ma stando così le cose, se le Camere dovessero decidere per l’istituzione del ballottaggio, il nuovo Parlamento vivrebbe sostanzialmente una situazione di stallo assoluto tra primo e secondo turno, dipendendo totalmente dal premio di maggioranza assegnato al vincitore. Geniale.
In ogni caso, la riforma non dovrà solo passare al vaglio del Parlamento, ma con tutta probabilità anche dal responso degli elettori: il sostegno di Italia Viva alla riforma, possibile ma non così scontato, non basterebbe comunque a garantire al testo i 2/3 dei voti necessari ad evitare il referendum confermativo. Qualcuno, dentro Italia Viva, inizia già a vedere il Vietnam.
”La storia è maestra, ma non ha scolari”
Per oggi è tutto, noi ci sentiamo la prossima settimana sperando di avere altri titoli così efficaci.
Ah: settimana prossima usciremo di nuovo con un super doppio appuntamento, ma non vogliamo spoilerarvi nulla. Vi toccherà continuare a leggerci per scoprire chi sarà il prossimo ospite.
Ciao!