24 settembre - It’s oh so quiet
La giornata più bella di questa campagna elettorale è quella in cui tutti tacciono.
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e domani si vota.
Pratico tutorial.
Oggi è ufficialmente giornata di silenzio elettorale. È una pratica legale che sostanzialmente con l’utilizzo massiccio dei social media in politica è assolutamente inutile (indovinate chi stamattina ha twittato tre volte nel giro di venti minuti), ma che può essere rotto in maniere anche più creative.
In ogni caso, di queste eventuali violazioni non vogliamo occuparci, anche perché dovremmo passare la giornata a scandagliare i profili social dei leader politici. Tortura a cui non abbiamo intenzione di sottoporci.
«Guarda bene fratellino, guarda bene».
Per ora limitiamoci alle ultime chiusure di campagna elettorale.
Iniziamo.
Vi raccontavamo ieri della chiusura della campagna elettorale del centrodestra a piazza del Popolo a Roma. Ieri nella stessa piazza si è chiusa la campagna elettorale del Partito Democratico.
L’ha caricata così tanto che il primo quotidiano nazionale ha scritto la sigla del partito in minuscolo.
Il dato forse più interessante di questa chiusura di campagna è il fatto che quella di ieri di piazza del Popolo non è stata la manifestazione del centrosinistra unito, ma solo del PD. L’alleanza Sinistra Italiana/Europa Verde aveva chiuso la propria campagna il giorno prima, sempre a Roma, ai Fori Imperiali. Impegno Civico di Di Maio ha tenuto l’ultimo evento a Napoli, al teatro Sannazaro; mentre +Europa ha chiuso con un tour in un autobus inglese in giro per Roma.
No, non era elettrico.
Che l’accordo di coalizione fosse puramente elettorale non è mai stato un mistero, né per il Partito Democratico né, a malincuore, per i suoi alleati. Ma che la campagna elettorale si sia chiusa senza nemmeno un evento unitario tra i quattro partiti suona come una resa definitiva al non salvare nemmeno le apparenze. Non un segnale incoraggiante per i potenziali elettori della coalizione e soprattutto dei partiti minori.
Anche se sarebbe stato bello vedere loro due sullo stesso palco.
Per il resto, la piazza del PD scorre via abbastanza liscia. Tra i 24 interventi spiccano, oltre a quello del segretario Letta che chiama alla “difesa della Costituzione”, due personaggi diametralmente opposti. Il primo è Vincenzo De Luca, presidente della Campania, che offre la sua solita teatralità: «Non mi sento di dire che offriamo un segretario scoppiettante e pirotecnico, e vabbuò, non ce l’ha. Ma offriamo dirigenti di grande competenza, onestà e serietà».
La seconda invece è Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia-Romagna, che dal palco si inserisce nel solco delle famose parole di Giorgia Meloni: «Sono una donna, amo un’altra donna, ma non per questo sono meno donna. E non sono una madre, ma questo non mi rende meno donna, perché non siamo uteri ambulanti». Sempre riguardo Schlein, nei giorni scorsi anche Time e il Guardian si occupavano di lei, definendola “la Alexandria Ocasio-Cortez italiana”. E c’è persino chi fa il suo nome per il dopo-Letta, sfoggiando un ottimismo francamente incomprensibile visto che si parla pur sempre del PD.
Il centrodestra invece, dopo la grande manifestazione unitaria di giovedì, ha scelto di separarsi per l’ultimo giorno di campagna.
Giorgia Meloni era a Napoli, all’Arenile di Bagnoli, e ha partecipato ad un evento dove ha avuto la possibilità di rispondere alle domande dei giovani, spesso militanti della stessa giovanile di Fratelli d’Italia o di gruppi affini. Qui, ha avuto la spettacolare idea di criticare il reddito di cittadinanza.
Far sembrare questa destra una macchina da guerra imbattibile era un’ardua impresa. Eppure.
«I ragazzi non vogliono che lo Stato gli dica “Stattene a casa perché non ci servi, magari ti legalizzo pure la marijuana così ti fai pure una bella canna davanti alla tv seduto sul divano”. Non voglio che gli italiani dipendano dalla politica. Il Reddito va dato solo a chi non può lavorare».
L’incubo di ogni giovine italiano.
«Io non sono una meridionalista, sono una patriota», ha proseguito. Ciò nonostante, la stessa scelta di chiudere la campagna elettorale a Napoli è indicativo del peso sempre più rilevante che il Mezzogiorno sta assumendo in queste ultime ore di campagna.
Per quanto riguarda gli altri due leader del centrodestra, Berlusconi ha chiuso la sua corsa elettorale al teatro Manzoni di Milano. Dove, intervistato dal direttore del Giornale Augusto Minzolini, ha tenuto a ribadire come la sinistra abbia “strumentalizzato” le sue parole sullo scoppio della guerra in Ucraina, di cui vi parlavamo ieri. Salvini, invece, ha chiuso la sua campagna su TikTok, e già farebbe ridere così.
Così però fa ancora più ridere.
Tra gli altri, invece, il Movimento 5 Stelle ha concluso con un comizio in piazza Santi Apostoli, a Roma. “Il governo Draghi non lascia né pace né condizionatori”, ha detto Conte, affermando poi: “ci davano per morti, ancora una volta si sono sbagliati”. Azione e Italia Viva, infine, hanno scelto la terrazza del Gianicolo per l’ultimo evento di questa campagna. Renzi ha parlato dell’inizio di “un percorso che ci porterà ad essere primo partito nel 2024”, per poi ammettere: “Tutti scommettevano su quando avremmo litigato: lo abbiamo già fatto, solo che non l’avete saputo”.
Ci hai fregato di nuovo, vecchio volpone.
Ma domani circa 4 milioni e mezzo di cittadini saranno chiamati ad un doppio voto, e non si sta parlando di Camera e Senato. Gli elettori siciliani, infatti, voteranno anche per eleggere il presidente della Regione, in seguito alle dimissioni anticipate dell’uscente Nello Musumeci.
Il favorito per l’elezione è Renato Schifani, ex presidente del Senato dal 2008 al 2013 ed espresso dalla coalizione di centrodestra in quota Forza Italia. PD e Movimento 5 Stelle avevano inizialmente presentato una candidatura unica, venuta fuori dalle primarie della larga coalizione di centrosinistra: ovvero Caterina Chinnici, magistrata ed ex europarlamentare. Ma la rottura dell’accordo tra PD e M5S a livello nazionale si è riverberato nella dinamica regionale, e i pentastellati hanno così deciso di abbandonare Chinnici per sostenere Nuccio Di Paola, attuale referente regionale del Movimento.
La sorpresa, secondo i sondaggi, potrebbe essere Cateno De Luca, ex sindaco di Messina dai modi, ehm, eccentrici.
Chiamarsi De Luca durante la pandemia era una garanzia di qualità.
Per oggi è tutto, ci sentiamo domani con l’ultimo approfondimento speciale. Il tema sarà, neanche a dirlo, il voto: quali dati osservare, come leggerli, come interpretarli. Per chi è a Roma, inoltre, ricordiamo l’appuntamento per passare la nottata elettorale insieme a noi:
Non saremo soli.
Infine, qualche novità sul futuro: Buone Intenzioni vi accompagnerà anche nel post-elezioni, almeno fino a venerdì 30 settembre.
L’OCD latente di Simone nel constatare che la newsletter durerà due mesi esatti, dal 1 agosto al 30 settembre.
Sul lungo termine, grande è la confusione sopra e sotto il cielo. Ma stiamo lavorando per voi.
A domani!
Top davvero!Mi sono informata ma anche divertita☺️, siete proprio Bravi🥰