2 agosto - Ma era solo per litigare
Ciao!
Siamo Simone e Pietro,
ed eccoci al secondo numero di questa Newsletter. Se il primo vi è piaciuto particolarmente, o anche se non vi è piaciuto, potete farcelo sapere a buoneintenzioninewsletter@gmail.com. Inoltre, potete condividere questo numero tramite il bottone qui in basso.
Detto questo, veniamo a noi.
Ieri chiudevamo la prima newsletter assicurandovi che il tira e molla tra le formazioni di Letta e Calenda, Bonino e Renzi si sarebbe concluso in giornata.
Abbiamo sempre troppa fiducia nelle capacità di sintesi di leader politici che sanno di perdere.
C’è qualche novità sul “fronte repubblicano”.
Emma Bonino, fondatrice di +Europa e partner in crime di Carlo Calenda, si è opposta fermamente alla possibilità di correre con... Renzi. E questa è una novità assoluta: era dato quasi per scontato che Italia Viva sarebbe stato il principale interlocutore per un eventuale terzo polo, lontano dal Partito Democratico.
Anche meno.
Nella stessa intervista, Bonino bacchetta Letta (o meglio, si lamenta perché «per più di tre anni non ci ha filato») ma l’apertura al segretario dem è chiara.
Comunque, l’accordo tra Enrico Letta e Carlo Calenda sembra ancora lontano.
Dopo l’ennesimo appello a non dividersi da parte del segretario del PD, Calenda ha ribadito, anche un po’ seccato, con un tweet:
A metà tra con le mani quando ve pare e una coppia che si incontra per lasciarsi definitivamente.
Letta ha risposto, sostanzialmente, che di Calenda non ci si può fidare.
«Tre giorni fa io e Calenda ci eravamo stretti la mano e ci siamo messi d’accordo su una strada, ma se tutto salta tre giorni dopo allora vuol dire che stringersi la mano non serve a niente».
Se queste sono due parti che si stanno venendo incontro, l’impressione è che ciò che ne scaturirà sia più una violenta collisione che non un abbraccio. Comunque, mentre scriviamo, è in corso un incontro tra Calenda, Letta e Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa. Sembra che Fratoianni (Sinistra Italiana) e Bonelli (Verdi) abbiano fatto un passo indietro sulla propria candidatura nei collegi uninominali. Resta, però, ancora da risolvere la questione Di Maio. Ah, e il programma.
Ma quali sarebbero le conseguenze pratiche di un mancato accordo? Su Repubblica, questa mattina, c’è un articolo che prova a spiegarlo. Correndo diviso, il centrosinistra perderebbe, secondo una proiezione di YouTrend-Cattaneo Zanetto & Co., altri 16 collegi uninominali, 12 alla Camera e 4 al Senato.
Il centrodestra supererebbe così quota 250 seggi alla Camera e 120 al Senato. Avvicinandosi pericolosamente ad una soglia molto importante: i 2/3 dei seggi, necessari ad apportare modifiche alla Carta Costituzionale senza passare per un referendum confermativo.
Dove Scenario B sta per Boia chi molla.
A destra, in sostanza, si inizia a sentire l’odore del sangue.
La possibilità concreta della legislatura più conservatrice della storia repubblicana e di una sostanziale libertà di riforma per effettiva mancanza di opposizioni. Adesso, però, rimane da decidere che tipo di riforme apportare.
Ieri si è riunito per la prima volta un “tavolo” di coalizione, ed è andato così bene che diventerà permanente. I leader si riuniranno tra qualche giorno, ma oggi i vertici dei cinque partiti (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Unione di Centro e Noi con l’Italia di Maurizio Lupi – sì, l’ex Forza Italia ed ex ministro del governo Renzi) si incontreranno alle 15:00 per una discussione tecnica sui collegi, mentre domani si tornerà a parlare di una cosa che nello schieramento opposto sembra lontana anni luce: il programma.
La prima bozza di intesa si fonda su tre punti:
L’impegno dell’Italia a sostegno dell’Ucraina, fortemente voluto da Giorgia Meloni;
Una proposta che non veniva certo da loro.
La spinta verso l’autonomia differenziata delle Regioni, tema ovviamente caro alla Lega;
La battaglia per l’introduzione di forme di presidenzialismo, cavallo di battaglia di Fratelli d’Italia, che amplierebbero i poteri del capo del Governo e ne introdurrebbero l’elezione diretta.
Soprattutto gli ultimi due punti, ovviamente, richiederebbero delle maggioranze molto ampie per effettuare revisioni così profonde dell’impianto istituzionale italiano.
Ma i rischi sono legati anche ai temi economici.
Questa mattina il quotidiano Domani ricorda come alla radice dell’arretratezza dell’Italia sulle imposte di successione ci sia proprio la destra e in particolare i governi Berlusconi, che hanno “abolito gli strumenti che nella stragrande maggioranza degli altri paesi sviluppati sono utilizzati come mezzo di riduzione delle disuguaglianze”.
Su Domani, stamattina, anche l’ennesimo litigio del direttore Stefano Feltri con le persone più influenti d’Italia. Come Fedez.
E anche il resto del programma economico, tra la flat tax e l’abolizione del Reddito di cittadinanza, rischia di rivelarsi un disastro. Tanto che persino Il Foglio, giornale non imputabile di simpatie progressiste, nei giorni scorsi sottolineava l’insostenibilità di un programma elettorale del genere.
Infine, il tema più caldo e su cui questo agosto toglierà il sonno a tante persone, ça va sans dire, è l’immigrazione. Con gli sbarchi in aumento, nei mesi estivi, sarà virtualmente impossibile non parlarne in lungo e in largo.
I programmi ancora non esistono, motivo per cui torneremo sul tema più nel dettaglio in seguito, ma la visione pare essere già abbastanza chiara. L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini vuole reinstaurare i vecchi Decreti sicurezza, modificati (ma non aboliti) durante il secondo governo Conte II.
Un’idea che sembra, tutto sommato, moderata rispetto alle proposte di Fratelli d’Italia, le stesse del programma del 2018: blocco navale per evitare gli sbarchi e un monumentale programma di rimpatri.
D’altronde, finché l’opposizione alle proposte di rimpatrio sarà “siete incapaci a rimpatriare”, la popolarità di tale pratica non sarà granché scalfita.
Il segretario leghista, intanto, sarà a Lampedusa tra giovedì 4 e venerdì 5 agosto.
Quando tornerà, probabilmente, lui, Meloni e Berlusconi si vedranno, ed è allora che avremo certezze sul programma.
Fino ad allora, forse, meglio distrarsi con le scaramucce tra Letta e Calenda.
A domani!
PS: oggi in chiusura, ma non possiamo non continuare a ringraziarvi. Abbiamo appena inviato questa newsletter a 300 persone, e siamo davvero felici che vi sia piaciuta. Speriamo di continuare sulla strada giusta. Ciao!