11 agosto - Nomi e cognomi
Ciao!
Siamo Simone e Pietro,
e abbiamo paura che mentre scriviamo una delle due coalizioni ufficializzi la candidatura, boh, di Al Bano o di qualche componente dei The Jackal.
È iniziata la corsa alle candidature. Le coalizioni dovrebbero essere chiare, almeno le due principali. Del centro ci stiamo ripromettendo di parlare il meno possibile, a meno che Calenda non decida di fare qualcosa di davvero incredibile. Ma crediamo sia molto difficile fare di meglio.
Pietro ci teneva a farvi sapere che questo template meme causa dipendenza.
Le liste vanno presentate entro il 21 agosto.
Dopodiché, la realtà dei fatti è diventata piuttosto chiara man mano che venivano diffusi nuovi sondaggi o, peggio, proiezioni dello scontro nei collegi uninominali. E quindi, in questa campagna elettorale estiva in cui attrarre l’attenzione della cittadinanza diventa una missione impossibile, chi deve rincorrere ha pochi altri mezzi oltre l’annuncio di candidature in pompa magna.
(Anche perché dopo lo spettacolo offerto nel delineare l’alleanza nei primi diciotto giorni di campagna elettorale di credibilità temiamo ne sia rimasta pochina)
Quali sono queste candidature? Vediamole.
“Neanche due mesi fa Calenda definiva Carlo Cottarelli ‘il nome perfetto per tenere insieme un campo progressista e riformista’. Oggi Cottarelli ha annunciato di aver accettato la proposta di candidatura di +Europa e del PD”
Questo tweet del presidente di +Europa Riccardo Magi fa ben trasparire il clima sereno che si respira tra +Europa e Azione dopo la rottura della federazione e l’uscita del partito di Calenda dalla coalizione di centrosinistra.
La quiete dopo la tempesta.
In questa battaglia a distanza, ieri +Europa ha messo a segno un colpo importante annunciando Carlo Cottarelli in prestito con diritto di riscatto come candidato della coalizione, insieme al PD.
Peccato fosse connesso online, la vibe da calciomercato c’era tutta.
Quello del direttore per l’Osservatorio sui conti pubblici italiani della Cattolica è, insieme a Marta Cartabia, il vero nome spendibile per tutte le cariche di questa stagione politica. La versione aggiornata dell’ipotesi Amato. Nonché il premier incaricato meno longevo della storia: il mandato conferitogli da Mattarella nel maggio 2018, nei giorni in cui i 5 Stelle sembravano voler mettere sotto impeachment il Capo dello Stato, durò solo tre giorni. Prima che la crisi rientrasse e nascesse il governo gialloverde.
Nessun meme, solo la dolcezza dei ricordi.
Anche i suoi incarichi attuali lo inquadrano come una perfetta sintesi politica tra il Partito Democratico e i suoi alleati (o ex) di stampo liberale. Cottarelli è responsabile di una delle sei Agorà democratiche del PD, un’iniziativa lanciata dai Dem per cercare di aggregare forze della società civile.
Ma è anche presidente del comitato “Programma per l'Italia”, uno spazio di ricerca e di elaborazione di proposte economiche creato dai partiti dell’area liberaldemocratica, compresi +Europa e, appunto, Azione.
La scelta di candidarsi con la coalizione di centrosinistra, tuttavia, dice forse meno delle prospettive elettorali del PD e dei suoi alleati: chiamati a recuperare una situazione che, secondo gli ultimi sondaggi, sembra disperata.
Ci dice molto di più, invece, del fallimento in partenza del progetto di Terzo polo di centro targato Calenda-Renzi, che sembra ad un passo dal realizzarsi. Una convergenza naturale dal punto di vista programmatico ma la cui tenuta, anche a causa del carattere dei rispettivi leader, è tutta da verificare. Ma soprattutto, incapace di esercitare una vera influenza in questo quadro politico - e con questa legge elettorale - e quindi, di conseguenza, di attirare a sé personalità “di spicco”.
Ieri, in una conferenza alla Camera dei Deputati, anche i leader di Sinistra Italiana e Verdi Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno annunciato due candidature di peso: Ilaria Cucchi e Aboubakar Soumahoro. Entrambi faranno da capilista nel proporzionale e saranno candidati all’uninominale.
La prima è diventata con gli anni un’icona contro gli abusi dello Stato e delle Forze dell’Ordine: ha lottato per oltre un decennio per la verità sulla morte (assassinio) di suo fratello Stefano, e quest’anno è arrivata la definitiva, storica sentenza che condanna i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro a dodici anni di carcere per omicidio preterintenzionale.
Dato lo storico delle dichiarazioni della destra sull’omicidio di Cucchi, è facile pensare che la campagna elettorale si farà accesa.
Dall’alto in basso: il segretario della Lega, l’ex segretario generale del Sindacato autonomo di polizia (e deputato leghista uscente), ex deputato del Popolo della Libertà e successivamente di altre formazioni di centrodestra, uno dei fondatori di Fratelli d’Italia.
Voci di un suo coinvolgimento in politica si erano fatte insistenti in vista delle elezioni comunali a Roma del 2016 e, ancora, nel 2019. L’area di riferimento era chiaramente la sinistra, anche se nell’ultima occasione aveva dichiarato di voler fare politica «in mezzo alla gente». Ora la prospettiva cambia un po’.
Aboubakar Soumahoro, italo-ivoriano per vent’anni sindacalista dell’Unione Sindacale di Base, è diventata una figura di riferimento delle lotte sul lavoro e delle rivendicazioni antirazziste. Dopo aver abbandonato USB, nell’estate del 2020 fonda Lega Braccianti e, a stretto giro, Invisibili in Movimento, entrambi nati sulla spinta degli “Stati popolari” lanciati nel luglio dello stesso anno.
Abbiamo parlato con un membro di Invisibili per capire da dove nasce questa candidatura, quanto meno inaspettata.
«Questa candidatura non lega in maniera permanente il nome di Abou a Bonelli o Fratoianni, per quanto data la posizione che gli viene data, e quindi alle battaglie e alle lotte che rappresenta, all’interno della lista ci rendono una forza trainante».
La coalizione di centrosinistra, con una candidatura di questo tipo, senz’altro assume connotati… particolari. Da una parte, immediatamente dopo l’uscita da USB, aveva dichiarato di non avere particolari obiettivi di carattere politico. Soprattutto con alcuni soggetti politici.
«Siamo sollevati di non condividere il campo largo con Calenda. Naturalmente le contraddizioni all’interno della coalizione con il PD sono molte… a cominciare dalle leggi e le politiche che ha contribuito a promuovere sull’immigrazione». Come i decreti Minniti-Orlando, o la mancata abolizione dei decreti sicurezza. «In questo contesto frenetico di elezioni anticipate, tuttavia, la lista di EV-SI rappresentava l’ecosistema più libero al fine di portare avanti le nostre battaglie». Soprattutto, portarle in Parlamento. I temi? «Reddito di esistenza, patente del cibo, edilizia popolare (a tal proposito, ndr), salario minimo legale, piano nazionale sicurezza sul lavoro».
Quelle di Cucchi e Soumahoro sono due candidature importanti, che però partono da una posizione difficile: una coalizione con chi condivide appieno l’agenda di Draghi. Una prospettiva non proprio condivisa da tutti.
“Again, that’s none of my business”
Un’altra candidatura annunciata meno in pompa magna ma sempre di rilievo e proveniente da mondi meno “politici” è quella della 26enne Federica Gasbarro: green influencer, rappresentante dei giovani italiani ai negoziati sul clima delle Nazioni Unite di Cop 26, nella lista 100 Number One di Forbes Italia. È una figura molto reclamizzata: è spesso in tv, tra comparsate televisive, apparizioni al Primo Maggio e TED talks.
Poteva mai il giornalismo italiano lasciarsi sfuggire l’occasione di incoronare la “Greta italiana”? No, non poteva.
Gasbarro è stata candidata con Impegno Civico del draghianissimo ministro degli Esteri ex Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio.
Sapendo che la figura di Gasbarro fosse stata spesso legata ai Fridays For Future abbiamo parlato con una persona che fa da anni attivamente parte della vita del movimento.
«Federica Gasbarro è entrata in Fridays For Future nel momento in cui il movimento stava esplodendo, e l’ha scalato sino ad arrivare a rilasciare interviste come “Greta italiana”». Questo ha causato non pochi scompensi all’interno di FFF.
«Attraverso questa notorietà personale acquisita grazie al movimento ha iniziato ad avere contatti con il ministero dell’Ambiente». E, in questo momento, vuol dire avere contatti con Roberto Cingolani. Il ministro non ama il movimento, e il movimento non ama lui. L’attività di Cingolani è quanto di più distante dalle richieste di Fridays For Future, in effetti.
«Il nome di Fridays For Future fa comodo, e lei lo usa anche se pare non partecipi a un’assemblea dalla fine del 2019. Le abbiamo fatto presente più volte che non poteva farlo, e lei ha continuato a presentarsi con il nome del movimento. Ancora oggi, anche se non ha più bisogno di utilizzarlo, quando la associano al movimento non nega». E questa cosa non può che far male a un movimento così grande e diffuso in Italia. «Annacqua moltissimo i nostri messaggi e le nostre richieste». Che oggi sono più chiare, precise e radicali che mai, e soprattutto si uniscono alle altre lotte, fuori dal parlamento.
Ora che è candidata con la coalizione di centrosinistra, la situazione non sembra cambiare. «Noi dobbiamo continuare a forza di comunicati stampa, ci dobbiamo dissociare da lei. Non ce la facciamo più».
Tra le mille candidature che usciranno (il PD ci sta lavorando), quelle civiche hanno un effetto “rigenerante” per le liste di centrosinistra: dopo tanti litigi, finalmente qualche faccia che possa piacere all’elettorato.
Mentre ne aspettiamo altre, l’ultima coalizione sta prendendo forma. E anche lì, l’equilibrio su chi si presenterà nelle liste sarà fondamentale. Ma non ne parleremo oggi. Già siamo andati lunghetti.
A domani!