10 agosto - Stelle cadenti
Ciao!
Siamo Pietro e Simone,
e nel giorno di San Lorenzo non abbiamo resistito alla tentazione di parlare dei 5 Stelle.
Ovviamente, tra tutte le stelle cadenti ce n’è una che, per luce, risalta rispetto a tutte le altre: quella di Alessandro Di Battista.
Questo numero sarà strapieno di meme. (credits: Giovanni Lindo Memetti)
Dopo aver rinunciato all’autocandidatura alle parlamentarie del Movimento 5 Stelle, ieri Di Battista ha pubblicato un video in cui annunciava le proprie motivazioni.
Proveniente dal mondo del volontariato, Dibba aveva spopolato durante la prima legislatura del Movimento 5 Stelle in Parlamento, dal 2013 al 2018. In un movimento che sapeva alzare i toni dello scontro all’infinito, il romano sapeva essere sia il sorriso rassicurante adatto alle interviste sia il più aggressivo con il nemico pubblico numero uno, il Partito Democratico, e soprattutto con il suo segretario Matteo Renzi.
La XVII legislatura, i meme, le ship. L’amore è sparito dalla politica. (dal web)
Dopo aver dominato la campagna elettorale e aver stravinto il referendum costituzionale 2016, affossando qualsiasi convinzione del Partito Democratico di essere ancora il partito di maggioranza nel paese, non si candidò alle politiche del 2018. Tra i due leoni dei 5 Stelle il front runner era palesemente Luigi Di Maio. Anche se ora sostiene di essere stato apertamente soppresso.
Va bene Ale, ora senza piangere.
Dibba non si candida neanche a questo giro. L’unico superstite del gruppo storico potenzialmente candidabile (anche se, come vi dicevamo qualche giorno fa, con un aiutino) ed esente dalla regola dei due mandati, se l’è presa principalmente con Grillo, che ha accusato di fare ancora da padre-padrone del Movimento: «Politicamente oggi non mi fido di Beppe Grillo», colpevole soprattutto di aver portato i 5 Stelle al “governo dell’ammucchiata” guidato da Draghi, ovvero il motivo per cui Dibba ha stracciato la propria virtuale tessera del Movimento. «Io, sotto Grillo, non ci sto». Sostiene, inoltre, che ci siano «tante componenti dell’attuale M5S che non mi vogliono», facendo non solo il nome di Grillo ma quello di Roberto Fico, attuale presidente della Camera.
Qualcuno da questo screen avrà già pensato a questo capolavoro.
Cosa farà ora Dibba? Nel corso della stessa diretta, ha annunciato di voler fondare un’associazione culturale per «fare politica da fuori, per darci una struttura e un’organizzazione civica, per fare proposte, scrivere delle leggi al di fuori del Parlamento».
Tra i nomi dei possibili aderenti a questo progetto, si parla perfino di Virginia Raggi: la candidatura dell’ex sindaca di Roma è stata bloccata dal vincolo del doppio mandato (oltre ad essere stata sindaca è tuttora consigliera di opposizione), e il suo rapporto con Di Battista è ottimo.
Forse i tempi sono maturi per una nuova ship.
Senza Dibba e Rocco Casalino, alle parlamentarie si sono comunque presentate 1922 persone (non proprio un numero rassicurante, in ogni caso). Ma Giuseppe Conte si trova in una situazione davvero difficile, ed è in gran parte a causa di Beppe Grillo: non è riuscito a candidare chi sperava a causa della regola dei due mandati che voleva bypassare, esponenti di rilievo del Movimento litigano tra loro soprattutto a causa dei diktat del garante e soprattutto ha serie difficoltà a presentarsi come partito di rottura a causa di chi l’ha voluto trasformare in partito di governo. Un’immagine che Beppe Grillo ha contribuito a creare, promuovendo qualsiasi esperienza al governo per i 5S.
Questa impressione è confermata dal sondaggista Antonio Noto, dell’omonimo istituto, che sul Fatto di oggi afferma che «appare evidente come il posizionamento anti-sistema del Movimento sia il più apprezzato dal suo elettorato. Conte può incrementare ulteriormente il consenso, ma al momento pare spingere solo sui temi di sinistra».
E questa singola affermazione basta al Fatto per titolare «M5S in crescita» in prima pagina. Sottolineiamo, poi, che Toti e Lupi si presenteranno nella coalizione di centrodestra, ma per far quadrare la grafichina questo ed altro.
Insomma, quando il tuo giornale house organ ti dice che ti conviene fare tu gli dai retta, no?
Quindi Conte continua a dichiarare chiusa l’alleanza con il PD, anche se con toni non del tutto “chiusuristici”: «Andrà così perché hanno deciso così sin dall'inizio, in modo irrazionale, dando uno schiaffo anche agli elettori del PD [...] I vertici PD che hanno deciso così ne risponderanno anche al loro elettorato». Tutta responsabilità del PD, quindi. E se il PD dovesse fare marcia indietro?
Su Libero, il vicedirettore Francesco Storace firma un articolo dal quale non si capisce se a destra si tema o ci si auguri una reunion.
Vi avvisiamo: le candidature presenti e mancanti dei 5 Stelle che vi abbiamo raccontato oggi sono solo l’antipasto per la puntata di domani. Ci avviciniamo al 21 agosto, data entro cui andranno presentate le liste. Nel giro di due giorni il campo che va da +Europa a Sinistra Italiana e Verdi ne ha presentate davvero di ogni.
A domani!